L’ordine è partito dall’alto: uccidete mediaticamente Marcello Foa
Suscita non pochi dubbi l’indignazione dei media italiani per la nomina (per ora bocciata) di Marcello Foa a presidente Rai.
I dipendenti del Giornale Unico della sinistra, avvezzo all’insabbiamento dei fatti riguardanti i propri padroni e all’esposizione di quelli riguardanti i propri nemici, oggi si riscoprono improvvisamente sensibili per i casi di nepotismo e raccomandazioni all’interno della Rai nel denunciare la presenza di Leonardo Foa, figlio di Marcello, nello staff della comunicazione di Matteo Salvini.
Bisognerebbe gioire per la conversione del Giornale Unico da grancassa del regime a cane da guardia dei cittadini, se non fosse che… stavolta la raccomandazione e il nepotismo non c’entrano un bel niente.
È solamente un pretesto per attaccare un giornalista davvero libero e indipendente come Marcello Foa per “impedirne a tutti i costi la nomina” (ipsos dixerunt).
Il punto è che, al contrario del caso di Silvia Deaglio, figlia di Elsa Fornero con una brillante carriera universitaria nella stessa università dei genitori, Foa non può essere accusato di essersi mosso per trovare un posto di lavoro al figlio Leonardo, il quale lavora da anni per la Lega e che, peraltro, vanta una laurea in Economia alla Bocconi e un master a Grenoble.
Al massimo si potrebbe sostenere il contrario. Ma l’accusa non regge: sia perché lo stesso Foa ha appreso la notizia della sua nomina solo qualche giorno fa; sia perché senza l’assenso dei 5Stelle Foa non potrebbe mai diventare presidente Rai.
E tutto si può pensare del M5S tranne che faccia favori ad un altro partito andando contro i propri principi per un piatto di lenticchie.
Di più: il Giornale Unico delle cazzate vorrebbe farci credere che un 24enne dello staff di Salvini è in grado di influenzare le scelte del governo sulla Rai. Dopo una sfilza di “figli di”, sarebbe arrivato il primo “papà di”.
Ma noi, che come il resto degli italiani non siamo sciocchi, abbiamo imparato a riconoscere gli inganni della propagandadell’ancien régime, che oggi spara le ultime cartucce dopo la disfatta del 4 marzo.
La verità è che qualcuno ai piani alti ha incominciato a vedere un pericolo in Foa, giornalista che da anni combatte contro le fake news fabbricate dai regimi che vengono inconsapevolmente (e non, ndr) diffuse dai media.
Così il Giornale Unico ha sguinzagliato i propri troll sui social per andare a caccia di elementi per attaccarlo.
Poi è partita la solita litania: fake news, no vax, no gender, insulti a Mattarella e chi più ne ha più ne metta.
Una volta che hanno finito con lui, hanno aggredito la sua famiglia. Ed ecco che hanno “scoperto” quello che era già di dominio pubblico: il figlio di Foa su LinkedIn dichiara di lavorare nello staff di Salvini e ci sono foto pubbliche che lo dimostrano.
L’ennesima “scoperta” dell’acqua calda.
Marcello Foa, come tutti, avrà fatto qualche errore. E come tutti ha le sue idee, che si possono non condividere, ma che bisogna rispettare. E queste non devono essere prese in considerazione nel valutare il suo curriculum, che è inoppugnabile: giornalista allievo di Indro Montanelli, è stato per anni direttore del Giornale.it e fino alla settimana scorsa ad del Gruppo Corriere del Ticino, principale gruppo editoriale della Svizzera italiana.
Che il Giornale Unico lo attacchi, interferendo nelle faccende interne a quello che sta diventando davvero un servizio pubblico al servizio dei cittadini e non più dei potenti, non lo accettiamo.
Occorre dunque sostenere il Governo del Cambiamento, ora più che mai.