La grande lezione del premier albanese ai burocrati dell’Ue
“Non siamo un Paese ricco ma non ci dimentichiamo dei fratelli italiani che ci hanno aiutato e ospitato”. È un discorso che rimarrà scolpito nella storia, quantomeno nel rapporto fra due popoli, quello di Edi Rama, primo ministro dell’Albania, pronunciato ieri su Facebook davanti ai 30 operatori sanitari – medici e infermieri – in partenza per l’Italia dalla capitale, Tirana. Un esempio di solidarietà tra popoli e nazioni, nonché una lezione di enorme generosità per una piccola, non ricchissima, ma orgogliosa nazione quale è l’Albania, che non dimentica il suo passato e il suo profondo legame con il nostro Paese. Quest’emergenza ci ricorderà chi ha mostrato solidarietà nei confronti del nostro Paese, nel momento del bisogno, e chi no: mentre il premier albanese pronunciava il suo toccante discorso, infatti, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen gelava l’Italia – ancora una volta – affermando che non “c’è un piano per i Coronabond, quella parola è una sorta di slogan, non si lavora a questo”, considerando “giustificate” le riserve di Paesi dell’Europa del nord – guidati dalla Germania – sugli eurobond.
Ebbene, le parole di Edi Rama sono soprattutto una lezione di stile a una classe di eurocrati che in quest’emergenza sanitaria – poi diventata crisi politica – hanno mostrato tutto il loro cinismo e la loro inadeguatezza. L’Italia certamente non dimenticherà la solidarietà di Tirana e l’egoismo dell’Unione europea.
Il discorso del premier albanese: “L’Italia è casa nostra”
“Non siamo privi di memoria: non possiamo non dimostrare all’Italia che l’Albania e gli albanesi non abbandonano mai un proprio amico in difficoltà. Oggi siamo tutti italiani, e l’Italia deve vincere e vincerà questa guerra anche per noi, per l’Europa e il mondo intero” ha spiegato Edi Rama, salutando all’aeroporto di Tirana un team di 30 medici e infermieri albanesi inviati in Italia per aiutare i colleghi impegnati nella lotta al coronavirus in Lombardia, come riporta il Tgcom24.
“Voi membri coraggiosi di questa missione per la vita, state partendo per una guerra che è anche la nostra”, ha aggiunto il premier albanese rivolgendosi al team sanitario. “Trenta nostri medici e infermieri partono oggi per l’Italia, non sono molti e non risolveranno la battaglia tra il nemico invisibile e i camici bianchi che stanno lottano dall’altra parte del mare. Ma l’Italia è casa nostra da quando i nostri fratelli e sorelle ci hanno salvato nel passato, ospitandoci e adottandoci mentre qui si soffriva”, ha aggiunto Rama nel breve saluto cui ha preso parte anche l’ambasciatore italiano in Albania, Fabrizio Bucci.
“Altri Paesi ricchissimi si sono chiusi: noi non dimentichiamo”
Il premier ha poi lanciato una stoccata, senza fare nomi, verso Paesi ben più ricchi dell’Albania che però hanno subito chiuso le porte in faccia al nostro Paese. “Noi stiamo combattendo lo stesso nemico invisibile. Le risorse umane e logistiche non sono illimitate, ma non possiamo tenerle di riserva mentre in Italia c’è ora un enorme bisogno di aiuto. E’ vero che tutti sono rinchiusi nelle loro frontiere, e paesi ricchissimi hanno voltato le spalle agli altri. Ma forse è perché noi non siamo ricchi e neanche privi di memoria, non possiamo permetterci di non dimostrare all’Italia che l’Albania e gli albanesi non l’abbandonano”.
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