Coronavirus, i documenti che inchiodano Conte: primi casi a gennaio, il governo pensava a Sanremo
Il Coronavirus stava per travolgerci. Il governo era al corrente del pericolo ma litigava per il festival di Sanremo. Queste, in sintesi, le tappe che hanno portato al disastro.
Cinque gennaio 2020. Il ministero della Salute invia un documento di tre pagine all’ Istituto superiore di Sanità, all’ ospedale “Sacco” di Milano, allo “Spallanzani” di Roma, ad altri sei dicasteri e a una pletora di enti. Il titolo è inquietante: «Polmonite da eziologia sconosciuta». Eziologia, parliamo il linguaggio della gente, significa lo studio delle cause delle malattie. Il governo, dicevamo, in sostanza comunica che in Cina la situazione sta sfuggendo di mano. Cinque gennaio 2020, lo stesso giorno: Cinque Stelle, Pd, Italia Viva e Leu – i partiti che formano l’ esecutivo – preferiscono protestare con la Rai per la possibile esclusione dal “festival dei fiori” della giornalista palestinese Rula Jebreal. La sinistra fa fronte comune. Il ministro grillino per il sotto-Sviluppo economico Patuanelli è infuriato: «Siamo al paradosso: non si vuole trasformare la manifestazione in una tribuna politica ma si opera una scelta di esclusione preventiva, detta anche censura». E che cazzo! Protesta anche l’ ex presidente della Camera Boldrini.
Ventotto febbraio. Enrico Bucci, professore di biologia dei sistemi alla Temple University di Filadelfia, sul suo blog “Cattivi Scienziati” evidenzia che nell’ ultima settimana del 2019, all’ ospedale di Piacenza – a pochi chilometri dal focolaio di Codogno – c’ erano già stati 40 ricoveri per polmonite, «un picco assolutamente anomalo e già all’ epoca giudicato eccezionale e indipendente da inquinanti o altre condizioni specifiche. Retrospettivamente» aggiunge il professore nell’ analisi pubblicata un mese fa «sulla base di ciò che sappiamo dei sintomi causati dal Coronavirus, la cosa non poteva che destare ovvi sospetti: e infatti è risultato che molti “vecchi” pazienti di polmonite oggi presentano anticorpi contro il Coronavirus, a dimostrazione del fatto di essere stati a suo tempo infettati». Sono i giorni in cui il portavoce di Rocco Casalino, l’ avvocato di Volturara Appula, va dicendo che il Covid-19 al massimo ci farà il solletico. Di Maio si prepara a chiamare “Vairus” il virus.
Ai primi di febbraio l’ Istituto superiore di sanità si riunisce almeno tre volte. Alle riunioni, lo riporta il Fatto Quotidiano, partecipa anche il professor Antonio Pesenti, direttore di rianimazione al Policlinico di Milano, il quale avvisa che in caso di contagio le terapie intensive andranno in sofferenza: purtroppo è stato facile profeta. Nel frattempo il ministro dell’ Economia Gualtieri annuncia: «Vedrete che il Pil salirà». Previsione azzeccata Robbè! Veniamo a oggi. Il sito dell’ università di Padova dà notizia di uno studio firmato da 16 ricercatori in base al quale il primo caso confermato di Covid-19 in Lombardia risalirebbe al primo gennaio.
Gli autori, coordinati da Danilo Cereda (dg Welfare della Regione Lombardia), Marcello Tirani (Agenzia per la tutela della salute di Pavia) e Francesca Rovida (Policlinico “San Matteo” di Pavia), riportano l’ analisi dei primi 5.830 episodi confermati di Covid in Lombardia dall’ inizio dell’ anno all’ 8 marzo. Il lavoro è disponibile su ArXiv, un database ad accesso libero che comprende opere di ricerca nella versione in cui sono state sottoposte alla revisione delle riviste scientifiche.
Degne di nota, soprattutto alla luce della tragica mancanza di mascherine (il governo era impegnato a guardare Morgan e Bugo) anche le analisi dei tamponi nasali, che per i ricercatori non mostrano differenze di carica virale tra sintomatici e asintomatici, confermando che entrambe le tipologie di pazienti sono in grado di trasmettere allo stesso modo l’ infezione. Il ministro Boccia, qualche giorno fa, si è presentato in conferenza stampa con una mascherina a penzoloni per prendere per i fondelli l’ assessore lombardo Gallera. In realtà ha preso per il culo un intero Paese.