Coronavirus, il 39enne guarito: “Mi ha salvato il farmaco anti-artrite”
“Respiravo. Respiravo da solo”. Queste le prima parole della rinascita dopo la malattia. Il Coronavirus lo ha costretto a giorni di calvario ma Luca Cacchiarelli, il 39enne ricercatore in campo economico dell’Università della Tuscia, è guarito.
Ha avuto tanto coraggio e pazienza ma ha battuto il virus, anzi abbattuto. Come riporta IlMessaggero, parla ancora con un filo di voce che gli serve per ripetere, più volte, il verbo “respirare”. “È stato il momento più bello: quando mi hanno tolto l’ossigeno e potevo tornare a respirare con i miei polmoni”.
La malattia
Da due giorni è un uomo libero e guarito: è stato dimesso dallo Spallanzani ed è tornato a casa, a Civitavecchia dalla sua famiglia. Luca è originiario di Sutri, piccolo paese della provincia di Viterbo. Compirà 39 anni a maggio ed il Covid-19 lo ha colpito ai primi di marzo con la malattia che si aggravava ogni giorno di più. “Avevo dolore alle ossa e senso di spossatezza. Dal 6 marzo febbre alta, di cui si è presa cura quella santa donna di mia moglie, ad oggi positiva anche lei ma asintomatica”, racconta.
Positivo al tampone
I sintomi, però, hanno messo in allarme i sanitari che hanno deciso di procedere con un tampone. Poche ore prima di avere i risultati ufficiali, però, il destino gli aveva già preannunciato come sarebbe andata a finire: il 14 marzo ha la prima crisi respiratoria e poche ore dopo il tampone dà esito positivo. Allo Spallanzani decidono per il ricovero e la tac conferma una brutta polmonite da Covid-19.
La sofferenza
Le condizioni di Luca non sono buone ed è necessario intubarlo. “I primi giorni di cura non hanno dato l’esito sperato, ma i medici e gli infermieri hanno continuato a incoraggiarmi – racconta Luca con un filo di voce – È stato, forse, il momento peggiore. Non dimenticherò mai il primario che ad ogni visita mi ha incoraggiato, stringendomi la mano, accarezzandomi il braccio e sussurandomi che ce l’avrei fatta. Ed io ogni volta piangevo”, racconta il ricercatore che ha ripercorso gli ultimi momenti di vita del padre ammalato quando era lui a stringergli la mano ed accarezzarlo che ha raccontato anche la crisi di panico di quei giorni quando i medici, per verificare l’ossigenazione del sangue, gli bucavano le arterie con gli aghi.
Decisivo il farmaco anti-artrite
Dopo tanta sofferenza, ecco la sospirata svolta raccontata dalla voce rotta da gioia ed emozione. “Domenica pomeriggio – racconta Luca – decidono di somministrarmi sotto cute la terapia sperimentale per l’artrite reumatoide. Dopo due giorni di cura, è entrato il primario in stanza e mi ha detto: “oggi torni a casa“. Poi, mi ha tolto l’ossigeno ed io respiravo completamente con i miei polmoni. Ho pianto per minuti”.
“Nessuno sottovaluti il virus”
Luca è giovane, ha 39 anni e “teoricamente” non era tra le categorie più a rischio. Quello che gli è accaduto deve essere da monito per tutti. “Voglio scongiurarvi – dice – di seguire alla lettera le regole per limitare i contagi perché il Coronavirus colpisce tutti, giovani compresi, ed è davvero dura superarlo indenni”.
La convalescenza sarà lunga ma quello che conta davvero è che “Ormai sono ritornato a respirare autonomamente ed è bellissimo”…
il giornale.it