Il discorso epico di Bertolaso agli operai: “A lavoro, sono stato chiaro?”
Poche parole dal tono epico. Guido Bertolaso è consulente per l’emergenza coronavirus del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.
Fa visita agli operai che in questi giorni sono impegnati nell’allestimento del nuovo ospedale presso la Fiera di Milano, necessario per aumentare il numero dei posti letto disponibili in una Lombardia ormai allo stremo. Si arriverà, quando la struttura sarà a pieno regime, a 250 pazienti curati in questa struttura. La regione, con la sanità tra le migliori al mondo, è in difficoltà. I numeri di malati da Covid-19, sono tra i più alti.
L’uomo delle emergenze c’è. Lo vedi con un microfono in mano e una mascherina sulla faccia mentre parla. Parole che caricano a molla chi è al lavoro. Ha la giusta esperienza per fare quello che per molti è un vero e proprio miracolo: costruire un ospedale in dieci giorni. Si fa sentire. “In pochi mesi ho fatto case e scuole all’Aquila e in altre situazioni. Siamo andati ad aiutare quelli che erano stati sommersi dallo tsunami nel sud-est asiatico. Quindi ho alle spalle milioni di ore di lavoro di lavoratori come voi. Mi pare di essermi trovato solo una volta in difficoltà, e di essermi detto: e mò che faccio? Quindi per me la sicurezza sul lavoro è stata sempre uno dei comandamenti fondamentali”.
Passa in rassegna le truppe. Sono i suoi uomini, i suoi operai. Li avverte: “Ovviamente, se c’è qualcosa che non funziona, me lo dite. Tanto qua, da oggi in poi, mi vedete ogni giorno. È vero, voi avete i vostri capi, i vostri direttori, supervisori che io rispetto: ci vuole la gerarchia. Ma se io passo, vi vedo domani e c’è qualcosa che non va ognuno di voi viene da me e mi dice: “Guido, qui non funziona. Non va così”. Ok? Senza timori che poi qualcuno si vendichi su quello che mi dite o che fate. Ci penso io a evitare che possa accadere qualcosa del genere”. Per il resto, spiega Bertolaso, gli addetti ai lavori hanno un team di supervisori, direttori, ingegneri, di architetti ottimo.
“Io starò dietro più a loro che a voi. Tanto a voi vi vedo sempre. A loro non li vedo sempre. Invece voglio vedere sempre anche voi, qui. Non ci sono scrivanie, macchinette del caffè, tavoli da pranzo per nessuno. Tutti siamo insieme a voi, lì sul linoleum dove state lavorando. E se vedo qualcuno che dopo che ha fatto il suo progetto, i suoi calcoli, i suoi disegni se ne sta bello al caldo. State tranquilli che ci penso io a prenderlo per le orecchie e a portarlo qui”. “Sono stato chiaro?”, rimbrotta. “Io sono molto esigente con me stesso. Forse anche troppo. Ma lo faccio perché il numero uno deve sempre dare l’esempio. Deve essere il primo che arriva la mattina e l’ultimo che esce la sera. E questo farò anche in questi giorni insieme a voi”.
Poi conclude: “Portiamo a casa il risultato e sarete contenti di aver aiutato il vostro Paese come io ho fatto sempre. E come dobbiamo continuare a fare soprattutto in questo momento. Quindi, ragazzi, date l’anima. Ok? Massimo impegno. E se qualcosa non funziona si risolve. Niente è impossibile. Soprattutto in questa sfida. In bocca al lupo e buon lavoro a tutti”.
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