Bergamo allo stremo: pure le imprese funebri stanno per arrendersi
Anche la rivalità calcistica è messa da parte davanti alla tragedia che stanno vivendo Bergamo e Brescia. «Divisi sugli spalti, uniti nel dolore», recita uno striscione con i colori biancoblù e nerazzurri comparso al confine tra le due città lombarde, mentre i numeri del Covid-19 continuano a crescere in maniera preoccupante.
Contagi e decessi sempre fuori controllo. E quell’immagine del centro di Bergamo attraversato da un’interminabile colonna di mezzi militari carichi di morti da portare fuori dalla regione diventata ormai il simbolo di un’emergenza che sta facendo pagare un conto altissimo a queste due province. Ancora drammatici gli ultimi numeri: Bergamo, con 5.154 casi, 509 in più, è la più colpita della Lombardia, seguita da Brescia, con una crescita di 401 positività in un giorno, 4.648 in totale. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, è tornato a chiedere la chiusura di tutte le attività non essenziali.
Il rischio, adesso, è che si blocchi l’attività delle imprese funebri, soprattutto qui nelle zone rosse dove il virus corre veloce. Mancano le mascherine e quando saranno finite i defunti potrebbero essere lasciati nelle camere mortuarie, come denuncia Cristian Vergani, presidente nazionale della Federazione italiana del comparto funebre: «La situazione a Bergamo, Brescia e ora anche a Milano peggiora sempre di più. Abbiamo molti impresari contagiati ed è sempre più pericoloso fare i nostri servizi perché le mascherine non si trovano più, tutti i nostri fornitori sono blindati dalla protezione civile. Quando saranno esaurite non potremo più lavorare». Bergamo, tra i tanti morti, che secondo i sindaci sarebbero molti di più di quelli ufficiali perché molti anziani muoiono in casa o nelle residenze assistite senza che vanga eseguito il tampone post-mortem, piange anche il secondo carabiniere stroncato dalle complicanze di una polmonite da coronavirus, l’appuntato scelto Claudio Polzoni, 47 anni, in servizio da anni presso la centrale operativa. Era intubato da qualche giorno all’ospedale San Donato di Milano, poi le sue condizioni si sono aggravate. Mentre a Calvisano, in provincia di Brescia, è deceduto un volontario della Croce Rossa che dal 1998 lavorava sulle ambulanze. Una situazione sempre più al limite, tra le due province, messe duramente alla prova, con gli ospedali ormai al collasso. Da una di queste strutture, il San Giovanni Bianco in Val Brembana, giovedì notte è fuggito un paziente positivo al coronavirus. L’uomo, che adesso è braccato dalle forze dell’ordine, avrebbe perso il padre, ucciso dal Covid-19, e la notizia del lutto lo avrebbe sconvolto al punto da scappare via nonostante i rischi per i possibili contagi.
Da Bergamo arriva però anche una buona notizia, quella dell’avvio di una sperimentazione su un farmaco, già approvato per altre indicazioni, che potrebbe rivelarsi efficace nei malati di coronavirus. Lo studio è in corso presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII. Sui pazienti Covid-19 che hanno sviluppato gravi complicazioni respiratorie viene utilizzato l’anticorpo monoclonale siltuximab. Il siltuximab, mirato all’interleuchina-6, è già autorizzato in Usa e nella Ue per il trattamento di un disordine linfoproliferativo raro.
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