Lo schiaffo del governo alle Regioni: “Assumetevi le vostre responsabilità”
La tensione tra governo e Regioni è alle stelle: alla base delle ostilità vi è l’intenzione da parte dei governatori di intraprendere misure più drastiche al fine di contenere la diffusione del Coronavirus.
La denuncia che arriva in coro è ormai da giorni sempre la stessa: “C’è ancora troppa gente in giro”. In tutto ciò Palazzo Chigi è in alta marea, con il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia che non le ha mandate a dire: “Non è possibile procedere con singole ordinanze. Se non sono omogenee, non incidono. Concentriamoci piuttosto sulle terapie intensive, dobbiamo arrivare a 10mila posti”.
I presidenti di Regione accolgono sicuramente i consigli e gli appelli lanciati da Roma, ma allo stesso tempo reclamano azioni maggiormente severe, su tutte la chiusura di alcune industrie non essenziali. L’esecutivo però precisa che dal suo canto diverse fabbriche devono restare aperte per garantire le filiere essenziali. Ma – ad esempio – Marco Marsilio dell’Abruzzo ha proposto: “Tuteliamo la filiera agroalimentare, chiudiamo tutto il resto”. Tuttavia, come riportato da La Repubblica, non ci dovrebbero essere opposizioni qualora i governatori decidessero la serrata. E si ribatte: se pensate di riuscire a garantire la filiera, assumetevi questa responsabilità, avete gli strumenti. Intanto la segreteria nazionale del Partito democratico in una nota diramata ha scritto: “Dove invece ci sono focolai e dove le autorità locali ne ravvisino la necessità, procedano nel modo più drastico che ritengono necessario per limitare il contagio e salvaguardare la salute dei cittadini”.
Ragionare sulle misure
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte predica la calma, ma i dati che ogni giorno il capo del Dipartimento della protezione civile Angelo Borrelli fornisce sono tutt’altro che rassicuranti: la giornata di ieri è stata quella con più vittime, con un incremento di 627 unità (4.032 decessi totali); i contagi sono saliti a 37.860 (+4.670 in sole 24 ore). Numeri che preoccupano e che fanno riflettere sulle prossime scelte. Il premier sa benissimo che si tratterà di una battaglia “lunga” e sarà indispensabile assicurare la “tenuta sociale del Paese”.
A destare apprensione è anche l’incognita del picco, che probabilmente avverrà tra due settimane. Ieri Roberto Bernabei, ordinario di Geriatria alla Cattolica di Roma, ha ammesso: “La fine delle misure di contenimento estesa fino all’estate? Non lo so, tutto è possibile, ancora non lo sappiamo”. Una cosa è certa però: prima di liberare l’intero Paese per tornare alla normalità bisognerà aspettare altro tempo. Perciò Conte è del parere che ogni restrizione va dosata “con equilibrio”: non si può creare uno scollamento con la popolazione.
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