Ma quale gaffe. Ecco cosa c’è dietro le parole della Lagarde (e il silenzio dei tedeschi)
Roma, 18 mar – Se qualcuno crede che la sparata di Christine Lagarde su ciò che deve e non deve fare la Banca centrale europea, ossia di non controllare lo spread, sia stata fortuita, alzi la mano. Molti commentatori non accecati dal culto per l’Unione Europea avevano previsto in tempi non sospetti, ossia durante la fine del mandato di Draghi alla Bce, che la sua decisione di acquistare enormi masse di titoli di Stato italiano sarebbe stata messa in discussione da chi lo avrebbe succeduto. E questo cambio di rotta, prevedevano, non avrebbe fatto altro che rendere la permanenza dell’Italia nell’Ue sostanzialmente impossibile.
La Troika dietro l’angolo
Il motivo è intuibile: l’innalzamento degli interessi che l’Italia deve pagare sui suoi titoli avrebbe fatto schizzare verso l’alto la spesa già enorme che normalmente sostiene. Il debito pubblico sarebbe aumentato proprio perché già oggi emettiamo nuovi titoli di Stato per pagare gli interessi su quelli emessi in passato. Dunque, senza il bazooka di Mario Draghi saremmo finiti in un vortice che ci avrebbe messo di fronte ad un bivio: accedere agli aiuti proposti dall’Ue, ossia spalancare le porte alla Troika e alla macelleria sociale che si porta dietro, oppure sganciarsi da tutto questo e provare a navigare da soli.
Ebbene questo scenario si è avverato, e la signora Lagarde ha di fatto messo nero su bianco questa sua intenzione proprio in un momento di grave crisi economica alla quale l’Italia non può che rispondere, nel breve periodo, aumentando il proprio deficit per garantire sostegno alle imprese e alle famiglie.
Christine Lagarde sapeva
Come si può pensare che un’uscita del genere sia stata casuale o non voluta? E, allo stesso modo, che la Lagarde non fosse cosciente del terremoto che avrebbe generato? La Borsa italiana, in quel giorno preciso, ha perso il 17%, il che vuol dire che queste aziende potranno essere eventualmente acquistate ad un prezzo stracciato rispetto a quello precedente tale dichiarazione. Si tratta del banale meccanismo di causa-effetto, non di chissà quale fine ragionamento. Trattandosi nel caso della Lagarde sì di un nostro nemico, ma non di un’idiota, è evidente che lei sapesse perfettamente cosa avrebbe generato la sua patetica dichiarazione.
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Si sono fatti sentire immediatamente, oltre a Mattarella, il capo economista della Bce stessa, i governatori delle banche centrali di Parigi e Madrid, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e anche il presidente Macron. Gli unici che sono mancati all’appello sono i tedeschi, ossia Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, e Isabel Schnabel, componente dell’esecutivo della Bce. Come ricordato da Federico Fubini sul Corriere della Sera, il primo ossia Weidmann è da sempre contrario alla politica imposta da Mario Draghi (“whatever it takes”), mentre il secondo, ossia Schnabel, teorizza il default dei paesi membri che abbisognano di aiuto.
La Banca centrale europea ha aumentato l’acquisto di titoli di Stato nell’intera Ue per 120 miliardi, briciole in confronto all’aumento di debito pubblico che i vari paesi membri si apprestano ad effettuare o stanno già effettuando. Si tratta della proverbiale puntura fatta ad un elefante. Inoltre, la presunta gaffe della signora Lagarde ha minato la fiducia data agli investitori dalla presenza solida dell’Eurotower. Quel tipo di sfiducia che adesso potrà far salire il rendimento dei titoli di Stato che dovranno obbligatoriamente essere emessi per evitare che il tessuto industriale e familiare si sfilacci e finisca compromesso definitivamente.
Fubini – e se lo fa lui c’è da preoccuparsi – evidenzia anche come la Germania sia partita da sola col suo enorme piano di aiuti alle imprese e di isolazionismo della nazione. Il governo tedesco ha garantito aiuti illimitati che partiranno da almeno 550 miliardi di euro. Ben oltre dieci volte ciò che ha previsto il nostro governo. Tutto ciò è condito dalla chiusura delle frontiere nei confronti di qualsiasi altro paese, proprio come se il paziente zero europeo non fosse tedesco.
Gli Eurobond, antico sogno di chi nell’Ue credeva davvero, non sono stati neanche menzionati, segno che ognuno dovrà fare da sé. Il debito dell’Italia che servirà per garantire la nostra sopravvivenza dovrà accollarselo l’Italia, proprio come se non facesse parte di questa Unione europea che già puzza di morto. E quando la crisi sarà passata, statene certi, di questo nostro debito ci verrà chiesto conto con le solite misure di austerità che saranno ancor più massicce di quanto siano state quelle che dal novembre 2011 vennero imposte dal governo Monti. Diceva però Einstein che nelle crisi appaiono le opportunità…
Lorenzo Zuppini