“Svuotacarceri”, Salvini avverte il governo: «Niente sconti ai delinquenti, sarebbe una resa»
Ricordate il ministro Bonafede quando, con severo cipiglio, affermava davanti al Parlamento che giammai lo Stato si sarebbe arreso a chi aveva devastato le carceri in mezza Italia? Beh, non era vero niente. Il decreto svuotacarceri è realtà. E fino al 30 giugno prossimo prevede pene più corte e arresti domiciliari per i casi che lo concedono. L’intento è quello di ridurre il sovraffollamento negli istituti di pena in tempo di coronavirus. Ma il Guardasigilli ha sbagliato i tempi. Farlo ora appare (ed è) una resa incondizionata ai violenti che hanno messo a dura prova la pazienza della polizia penitenziaria con una rivolta diffusa e generalizzata, dietro cui si potrebbe celare un’unica regia criminale.
Arresti domiciliari e braccialetti elettronici per i detenuti
E poco importa che dello svuotacarceri non beneficeranno i detenuti che hanno capeggiato le rivolte dei giorni scorsi. È il minimo sindacale. Sia come sia, la frittata è fatta. A beneficiarne, i detenuti con pene fino a 18 mesi, che potranno scontare la condanna agli arresti domiciliari. Qualora la detenzione prevista fosse superiore a 6 mesi, sarà applicato il braccialetto elettronico al detenuto. Com’era prevedibile, il decreto Bonafede ha immediatamente sollevato un vespaio polemico nel dibattito politico. «La Lega è assolutamente contraria a qualsiasi sconto di pena, amnistia, indulto o uscita dal carcere anticipata», fa sapere via Fb Matteo Salvini. «La certezza della pena – aggiunge – è fondamentale. Soprattutto dopo le rivolte nelle prigioni che hanno causato morti, feriti ed evasioni. Il nostro pensiero – conclude Salvini – va agli agenti della polizia penitenziaria, troppo spesso dimenticati e trattati peggio dei detenuti».
L’ira della polizia contro Bonafede: «È una resa ai criminali»
Il leader leghista coglie nel segno. Tra gli agenti lo svuota-carceri firmato Bonafede suscita ira e indignazione. «Lo consideriamo una resa ai violenti», dice infatti Valter Mazzetti, leader dell’Fsp Polizia di Stato. Di altro segno la reazione del forzista Enrico Costa. L’esponente azzurro considera il decreto Bonafede come «un primo passo per affrontare il drammatico sovraffollamento delle carceri». Ma, aggiunge, anche questo «rischia di rivelarsi inattuabile», per la scarsità di braccialetti elettronici. Il governo, forse manco lo sa. «Dalla lettura della relazione tecnica – conferma Costa – non pare proprio».