Coronavirus, ecco quali superfici trasmettono maggiormente il contagio
Roma, 17 mar – Che il covid-19 resistesse a lungo anche su vari tipi di superfici lo aveva già stabilito uno studio cinese uscito qualche giorno fa. Ora lo conferma – e ne illustra con maggior precisione i particolari – anche una nuova ricerca americana, spiegata al Giornale da Roberto Burioni e Nicasio Mancini. Si tratta pur sempre di dati preliminari, ma “la recentissima comunicazione presentata dai colleghi statunitensi – spiegano gli esperti – ha valutato non solo la capacità del virus di permanere nel tempo su varie tipologie di superfici ma, cosa ancora più importante, ne ha valutato la conseguente capacità di infettare“.
Per questo lavarsi le mani – e, ancora meglio, utilizzare guanti usa e getta – diventa di vitale importanza per contrastare la diffusione del virus: il covid si trasmette anche in modo indiretto, e il vettore sarebbero proprio le superfici con cui veniamo in contatto abitualmente. “Tocchiamo superfici contaminate e, inavvertitamente, ci infettiamo portando le mani alla bocca, nel naso o negli occhi”.
Rame e cartone i più “inospitali”
I ricercatori hanno condotto lo studio contaminando con il virus quattro tipi di superfici tra le più comuni: rame, cartone, acciaio inossidabile e plastica, mettendo poi sotto osservazione la loro capacità infettiva in determinati archi temporali, in un ambiente con condizioni standard a una temperatura di 21-23°C e umidità del 40%. “I materiali più ‘inospitali’ sono risultati il rame e il cartone“, la cui capacità infettiva si è ridotta del 50% rispettivamente dopo due e cinque ore, mentre “un abbattimento completo dell’infettività è stato osservato rispettivamente dopo le 4 ore per il rame e le 24 ore per il cartone“.
Attenzione ad acciaio e plastica
Il discorso cambia con acciaio e plastica, le superfici più “ospitali” per il coronavirus: “Sull’acciaio inossidabile la carica infettante risultava dimezzata solo dopo circa 6 ore, mentre ne erano necessarie circa 7 per dimezzarla sulla plastica”. Più lungo anche il tempo di azzeramento dell’infettività: almeno 48 ore per l’acciaio e 72 per la plastica. Attenzione dunque a questi due materiali: diventa quindi fondamentale praticare non solo l’igiene personale, ma anche quella delle superfici. “In ogni caso e a maggior ragione – concludono i virologi – noi continuiamo con il solito mantra: isolamento sociale (nostro), massima igiene delle mani e delle superfici (ricordiamo che il virus è completamente inattivato da acqua e sapone e da altri detergenti) e evitiamo di toccarci (e farci toccare) il viso. Avremo modo di rifarci quando tutto questo sarà finito”.
Cristina Gauri