Quel farmaco usato contro un virus simile a Covid-19
Un altro farmaco potrebbe essere efficace contro il coronavirus. Si tratta di Aplidin, composto a base di plitidepsina, che ha superato positivamente i test in vitro per il coronavirus umano HCoV-229E, un patogeno con un meccanismo di moltiplicazione e propagazione molto simile a quello del Covid-19.
Poco più di una settimana fa, la società spagnola PharmaMar aveva annunciato, secondo quanto riportano i media spagnoli, che avrebbe incaricato un laboratorio di svolgere un’indagine su Aplidin, un medicinale che era stato progettato per trattare il cancro e che viene commercializzato in Australia. Il Centro nazionale di Biotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerce spagnole (Csic) ha realizzato gli studi in vitro, risultati positivi per un virus simile Covid-19. Ora, con questi dati, PharmaMar intende contattare le autorità regolatorie, per chiedere studi su pazienti infettati dal nuovo coronavirus.
Il principale composto di Aplidin è la plitidepsina e potrebbe essere efficace anche per combattere il Covid-19. Quando il farmaco entra nel corpo si lega automaticamente a una proteina umana, essenziale per la malattia Sars-CoV-2 per diffondersi nel corpo. Aplidin potrebbe inibire la capacità di diffusione del virus e quindi la sua riproduzione.
Numerosi gli studi in corso su medicinali e possibili vaccini, per combattere la pandemia. Ieri, dall’Olanda è arrivata una speranza in più verso la cura, grazie a un anticorpo monoclonale, specializzato di riconoscere e bloccare la proteina usata dal virus per attaccare le cellule respiratorie dell’uomo. L’anticorpo si lega alla proteina Spike, quella che permette al virus di “bucare” le cellule e penetrarle, per introdurne il virus all’interno: l’anticporpo impedirebbe questo passaggio, evitando che il virus agganci le cellule. Per questo, il farmaco potrebbe avere buone potenzialità “per il trattamento e la prevenzione” della malattia.
Sembra efficace anche l’uso del plasma dei pazienti guariti, per curare i malati. “Nelle gravi epidemie virali per le quali non esistono terapie consolidate – aveva spiegato il direttore del Servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale dell’ospedale Carlo Poma, Massimo Franchini –l’Organizzazione mondiale della sanità ammette l’utilizzo del plasma da pazienti guariti per la cura dei malati”. Il plasma, infatti, contiene gli anticorpi in grado di distruggere il virus.
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