Roberto Burioni sul tasso di mortalità anomalo in Lombardia: “Il dato non deve tranquillizzarci”
Roberto Burioni fa chiarezza una volta per tutte sull’elevato tasso di mortalità che caratterizza l’emergenza coronavirus in Italia. Il 7,2% dei positivi è deceduto: una percentuale impressionante se paragonata a quella degli altri Paesi e soprattutto alla Corea del Sud, che è vicina a noi per numero di abitanti (50 milioni a fronte dei nostri 60) e che ci ha anticipato di un paio di settimane in termini di diffusione del contagio.
Burioni scarta categoricamente l’ipotesi che il virus sia più cattivo in Italia e anche quella secondo cui la Corea, il cui tasso di mortalità è sotto l’1%, avrebbe gestito meglio dal punto di vista sanitario. Il noto virologo marchigiano riconduce tutto al fatto che la letalità “è fortemente influenzata da come si diagnosticano i casi” e porta gli esempi di Lombardia e Veneto. Sono le due regioni più colpite dal virus, eppure la prima ha il 9,1% di mortalità e la seconda il 2,6%, un valore inferiore di tre volte e mezzo. “Possiamo dire che, dal punto di vista quantitativo, le due regioni non sono molto lontane: sono le due che hanno fatto il maggior numero di tamponi in Italia e il loro numero non è drammaticamente diverso (32.700 in Lombardia e 25.700 in Veneto).
Quello che colpisce – scrive Burioni su Medical Facts – è la diversa percentuale di positivi: 30% in Lombardia a fronte del 6% in Veneto. Perché questo? Sicuramente perché l’infezione è molto più diffusa nella prima regione, ma anche per un altro motivo: l’ondata massiccia di infezioni ha portato a effettuare in Lombardia un maggior numero di tamponi sui pazienti più gravi. A conferma di questo è il dato relativo al ‘destino’ dei pazienti nelle due regioni: in Lombardia più del 60% (60,8%) dei pazienti con tampone positivo ha richiesto l’ospedalizzazione; in Veneto ‘solo’ poco più del 32% (32,2%)”.
In altre parole, Burioni dice che “il numero di casi in Lombardia è probabilmente molto maggiore, e verosimilmente la letalità nelle due regioni è simile: quello che è diverso è il numero di pazienti infettati che viene rilevato. Pochi in Lombardia, di più in Veneto”. Per il virologo questo dato non deve però tranquillizzarci: “Anche una letalità ai ‘livelli coreani’ può causare immensi danni a causa dell’estrema facilità di trasmissione di questo virus. Questo dato deve rafforzare, deve rendere granitica la convinzione di ognuno di noi in quanto stiamo facendo per rallentare il contagio. È l’arma più forte che abbiamo a disposizione contro questo virus”.