Coronavirus, Tremonti smaschera l’Europa: “Ecco perché e come ci umilia”
Altro che manna dal cielo, la flessibilità concessa da Bruxelles all’Italia è una mossa che umilia tanto l’Unione Europea quanto il nostro Paese.
È questa l’idea che si è fatto Giulio Tremonti in merito alle polemiche degli ultimi giorni sulla gestione economica dell’emergenza provocata dal nuovo coronavirus.
Nel corso di una lunga intervista rilasciata al quotidiano La Verità, l’ex ministro ha subito sottolineato un aspetto da prendere in considerazione: il fatto che l’Europa abbia sì competenze esclusive su alcune materie ma che ne abbia tante altre concorrenti con quelle dei singoli Paesi membri. Il catalogo è lungo e comprende anche la sanità, un tema di particolare importanza in questi giorni delicatissimi.
A questo proposito l’Europa, ha puntualizzato Tremonti, non dovrebbe essere ridotta a una “dialettica tra competenze sovrane degli Stati e competenze esclusive dell’Unione”. Questo perché “la struttura costituzionale europea è molto più vasta e articolata, ci sono anche le competenze intermedie, che seppure concorrenti non sono meno competenze di quelle esclusive, cambia solo la forma politica e tecnica nella quale possono ma anche devono essere esercitate”.
Tremonti ha quindi puntato il dito contro un diffuso “sovranismo sanitario”, reso possibile per via dell’assenza di coordinamento dell’Europa “che pure è scritto nel Trattato ed è necessario per il bene comune”. E per coordinamento si intende “indicare le cose da fare ma sanzionare e reprimere le cose da non fare”. In altre parole, ogni Paese ha agito in modo diverso per far fronte all’epidemia – poi divenuta pandemia – di Covid-19.
Tra contraddizioni e concessioni
“Sarebbe stato necessario e sufficiente – ha aggiunto il presidente di Aspen Institute – leggere il titolo XIV del Trattato europeo: monitoraggio dei fenomeni, analisi dell’ azione dei singoli Stati, evitare che essi, nella loro azione, violassero i principi dell’ Unione, esercitare quello che un tempo era il suo vero potere, cioè il soft power. Se anche non avesse il potere di imporre ai singoli Stati standard sanitari, come minimo aveva il dovere di omogeneizzare le informazioni, non tollerando tecniche informative anarchiche asimmetriche come quelle attuate, diverse da Paese a Paese”.
Tornando all’economia, Tremonti è cauto nell’elogiare i famosi 25 miliardi offerti da Bruxelles: “Per quanto è noto sono 25 miliardi destinati ai 27 Stati dell’Unione e tra l’ altro tratti dal bilancio dell’Unione e quindi pagati di tasca nostra”.
Per quanto riguarda la concessione all’Italia di far salire il deficit fino al 3%, per l’ex ministro ha poco senso parlare di “concessione” visto che i trattati europei e la nostra Costituzione sono chiarissimi: gli scostamenti di bilancio causati da eventi eccezionali “sono possibili e basta”.
“Parlare di flessibilità che ci sarebbe concessa dall’Europa anche su spese di questa seconda classe – ha concluso Tremonti – è svelare nel rapporto con l’ Europa la sindrome del portiere di notte. È una sindrome che umilia tanto un governo nazionale quanto l’ Europa stessa che invece dovrebbe avere la sua base storica e politica nella logica della solidarietà, non sulla rigidità dei parametri manipolati nell’interesse delle banche, come è stato nel caso della Grecia e contro l’ Italia”.
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