Coronavirus, primario di Bergamo: “Se non c’è nulla da fare, sedazione palliativa”
Bergamo è stermata. Il coronavirus non dà tregua alla città e gli ospedali sono vicini al collasso.
“Se il trend dell’epidemia da coronavirus continuerà con questo ritmo, Bergamo reggerà ancora per pochissimo: gli ospedali sono saturi ed anche i posti in Regione Lombardia si stanno esaurendo”, aveva spiegato questa mattina all’Ansa di Ivano Riva, vice presidente dell’Associazione degli anestesisti rianimatori ospedalieri italiani Aaroi-Emac Lombardia. “Intubiamo in Terapia intensiva anche più di sette persone al giorno e lavoriamo senza sosta, con in media un turno di riposo ogni 14 giorni”, aveva concluso.
Ora, altre parole forti arrivano dal direttore del reparto di Rianimazione dell’ospedale Bergamo ovest (Treviglio). “Non avevo fatto la guerra da giovane, la stiamo vivendo in questo momento”, ha dichiarato Massimo Borelli descrivendo i giorni in prima linea contro l’emergenza coronavirus. “Di solito si arriva in ospedale quando si fa fatica a respirare. Si fanno gli esami, c’è un primo supporto di ossigeno. Quando non è più sufficiente si usa il casco e si va avanti il più possibile finché si arriva all’intubazione. Oppure non ci si arriva proprio, perché il paziente peggiora. Se non c’è più nulla da fare si procede con la sedazione palliativa”, ha spiegato Borelli, ospite di Mezz’ora in più su Rai 3.
Uno scenario difficile quello descritto dal direttore che ha invitato la cittadinanza a ridurre i contatti “per non far arrivare le persone in ospedale”. “Noi abbiamo 6 posti letto normalmente in Rianimazione – ha proseguito Borelli – ci siamo trovati improvvisamente ad avere quadri gravissimi sia in termini di malattia che di quantità. Le insufficienze respiratorie che vediamo in un anno sono 20-25, nell’ultima settimana abbiamo avuto 30 pazienti: 50 volte quello che accade normalmente”. Una “ondata di casi di insufficienza respiratoria grave” ha così travolto la struttura. Il direttore ha spiegato di voler quindi “ampliare i posti di rianimazione” perché “non vorrei mai arrivare a scegliere un malato da salvare al posto di un altro”.
Bergamo è una delle città lombarde più colpite dal coronavirus e il numero dei contagi continua a crescere con un incremento di circa 300 casi al giorno. “Venerdì abbiamo dovuto intubare un ragazzo del ’77 che aveva i soliti sintomi che ormai conosciamo – ha concluso con amarezza Massimo Borelli -. Non devono arrivare da noi ancora altri malati”.
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