Coronavirus, Filippo Facci: “Così il governo ha creato il caos in Italia”
La frase «la gente non capisce niente» va intesa nei due sensi. Un senso riguarda la gente (tanta) che sta tenendo comportamenti irresponsabili, isterici, cretini, e che solo pesanti sanzioni potrebbero mettere in carreggiata. L’ altro senso riguarda la gente (altrettanta) che non capisce niente perché niente è comprensibile, tutto è mal spiegato, confuso, non chiaro a neppure a chi l’ ha disposto, compreso e interpretato in maniera diversa a seconda delle latitudini e delle incoscienze istituzionali. Abbiamo, perciò, chi non capisce per limiti propri, chi non capisce per limiti altrui e soprattutto chi capisce solo quello che vuole.
Ordini e contrordini, il famoso «restate a casa» che non è ancora chiaro se sia un obbligo o una facoltà, la pretesa di autocertificazioni senza certificati materiali: più il panico contraddittorio di gente che a Roma, Torino, Napoli, Palermo, Firenze, Pisa eccetera si è messa in fila davanti ai supermercati quando i negozi di alimentari è sempre stato chiaro che nessuno li avrebbe mai chiusi, né li chiuderebbe esattamente come le farmacie. Il bello di queste file è che i vari genialoidi erano lì, appiccicati uno all’ altro, a respirarsi addosso. Gli italioti sono quelli che se ne fottono, che si lamentano per l’ aperitivo o la cena, per il circolo del tennis o la partita di calcetto, che senza assembramenti o ammassi antropici non possono vivere, oppure che vanno in giro per mercati (soprattutto anziani pensionati, i più a rischio) o a fare shopping come se nulla fosse.
A questi qui, così pare, l’ unica sarebbe chiudergli in faccia le serrande di tutti gli esercizi come pare che presto faranno, a cominciare dalla Lombardia: la stessa che faceva sembrare un realistico ottimista il sindaco Giuseppe Sala («Milano riparte», come no) e un incauto pessimista il governatore Attilio Fontana, quello che si era messo la mascherìna davanti alle telecamere.