“Coronavirus? Abbiamo discriminato, ora siamo noi gli emarginati”: Bernardeschi si riscopre buonista
Roma, 6 mar – La sua stagione non sta andando un granché bene – per usare un eufemismo – ma Federico Bernardeschi, ala della Juventus e della Nazionale, è un vero campione di buonismo. Mentre si diffonde la paura per il coronavirus, infatti, il calciatore bianconero non ha trovato di meglio da fare che ridare fiato alle esauste trombe dell’immigrazionismo. «Abbiamo fatto morire donne e bambini, e adesso siamo noi gli emarginati», ha scritto Bernardeschi in un post surreale su Instagram. Lasciandoci peraltro il dubbio che Laura Boldrini gli abbia rubato di nascosto il cellulare, o che Michela Murgia gli abbia hackerato il portatile.
«Razzismo più letale del coronavirus»
Il messaggio accorato di Bernardeschi, accompagnato da una foto con su scritto «Odio, razzismo e discriminazione sono più letali del coronavirus», si presenta come un’autocritica, ma in realtà è solo l’ennesimo attacco autorazzista contro tutti gli italiani: «Un virus – ha scritto – sta dominando le nostre paure. Ci terrorizza, limita la nostra libertà, ci fa disprezzare l’altro. Abbiamo chiuso i porti a chiunque, rintanandoci nella nostra fedele cerchia, criticando gli altri la mattina al bar o in coda al supermercato durante la folle corsa per accaparrarci l’ultimo inutile pezzo di pane, che deve essere il nostro e di nessun altro, manco fosse la fine del mondo».
Sembra Saviano, ma è solo Bernardeschi
Dopo aver lanciato una bordata ai «porti chiusi» di Matteo Salvini, Bernardeschi passa a leggerci il breviario scritto da don Biancalani: «Abbiamo deciso di offendere, cacciare, allontanare. Abbiamo fatto morire donne e bambini, perché prima veniva la nostra sicurezza, la nostra ricchezza e poi le loro vite. E adesso siamo noi gli emarginati, siamo noi ad essere discriminati e cacciati, rinchiusi tra i confini di un Paese che soffre». Non pago di tutto ciò, lo juventino lancia infine il suo solenne monito agli italiani egoisti e xenofobi: «Quando tutto questo finirà, ricordiamoci di questi giorni, di questa sofferenza, di questa isteria che ci ha trasformato in animali mossi solo dall’istinto di sopravvivenza, senza ragione, senza rispetto per nessuno. Ricordiamocelo poi, di come ci trasformano disperazione e paura di morire. Ricordiamocelo quando ad aver paura sarà qualcun altro, che chiede aiuto». Il tutto condito, ovviamente, dagli hashtag #NoOdio e #NoDiscriminazione. Magari, viste le sue prestazioni, il ct Mancini deciderà di non convocarlo all’Europeo. Ma un elogio a social unificati di Roberto Saviano non glielo toglie proprio nessuno.
Valerio Benedetti