Migranti, l’Europa ci prende a pernacchie. E la Lamorgese lo ammette (video)
Migranti, il fallimento della linea del ministro dell’Interno Lamorgese si configura plasticamente. Ed è il fallimento dell’Europa. Pernacchie. “Una parte di Paesi non vuole mai sentire parlare di ripartizione’”. La titolare del Viminale tira le somme al termine del consiglio straordinario Affari interni Ue a Bruxelles. Si parlava in tale sede della situazione drammatica della Grecia, la prima in questo momento a fronteggiare l’arrivo di migliaia di profughi usati da Erdogan per ricattare l’Europa. E l’Europa riponde: “Assente”.
Lamorgese si è svegliata
Lamorgese ha dipinto un quadro che già conoscevamo. L’Europa sulle grandi questioni ha fallito, come più volte ha rimarcato Giorgia Meloni. “Da parte di alcuni paesi presenti non c’è un pieno sentimento europeo. Però c’è una partecipazione in termini di mezzi, di risorse umane, per fronteggiare questa situazione difficile che sta vivendo la Grecia. Sicuramente è stato rilevato il principio di un controllo più forte delle frontiere esterne”, dice la Lamorgese.
Bene alzata. Come Alice nel paese delle meraviglie, ora il ministro – e, si spera, tutti i profeti dell’accoglienza, si rendano conto della realtà. L’Italia – ora la Grecia- è sola. Una realtà che sempre il centrodestra, ha posto all’attenzione dell’Unione: ossia, la condivisione dell’emergenza immigrazione con gli altri Stati membri. “Si è detto che i confini vanno difesi, questo è un principio che è uscito da questo tavolo. Ma è un principio che è abbastanza usuale che venga utilizzato. Fermo restando quelle che sono le norme del diritto internazionale dalle quali non si può prescindere”.
Migranti, pernacchie da Bruxelles
In breve l’ammissione del fallimento targato Lamorgese: “Non possiamo pensare di avere il principio di solidarietà fra tutti gli Stati per quanto riguarda la redistribuzione dei migranti”, ripete. “Lo sapete bene anche voi, non è sempre un principio sentito proprio come un principio europeo: perché alla fine c’è una parte di Paesi che non vuole mai sentire parlare di una ripartizione obbligatoria. Si parla di solidarietà, però la solidarietà è vista in modo diverso a seconda degli Stati“. Ora la domanda è: Ministro, allora l’Italia si troverà ancora una volta da sola?