Così la Rai ha ricominciato a cancellare la Meloni. Partendo dal Tg1
Fabrizio Salini ha capito o no che cosa succede in Italia, a partire da quello che la Rai sta facendo alla Meloni? L’amministratore delegato di viale Mazzini si rende conto di come sta cambiando l’Italia? Oltre che barcamenarsi tra gli appetiti mai soddisfatti dei partiti, il numero uno dell’azienda del servizio pubblico ha un dovere: ristabilire il minimo di decenza nei telegiornali che manteniamo noi cittadini italiani.
Il trattamento verso Fratelli d’Italia è scandaloso. Faccia come noi e si metta a spulciare i dati dell’ultimo mese disponibile, gennaio. Trentuno giorni in cui non era ancora esploso come ora il dibattito sul coronavirus. A gennaio prevaleva la politica interna, è stato il mese delle elezioni regionali, delle proposte sulle soluzioni italiane per la crisi libica e dell’autorizzazione a procedere su Salvini per il caso Gregoretti e le conseguenti polemiche sull’immigrazione.
Meloni e Rai: il caso Tg1
Un partito che l’ultimo sondaggio – ieri sul Corriere della Sera – balza al 13,3 ad appena lo 0,7% dai Cinquestelle – e che ad ogni elezione si piazza oltre la doppia cifra, è incredibilmente sottovalutato dai telegiornali. Giorgia Meloni ultima – come mostra la tabella – tra i dieci protagonisti del dibattito.
Prima considerazione: l’Agcom punisce la Rai per i contenuti dei servizi giornalistici ma dimentica il dettaglio di una leader trattata in questa maniera. La fanno parlare meno di tutti. Se ha il consenso che sta conquistando vuol dire che parla meglio di tutti. Se avesse più microfoni a disposizione, sarebbe oltre le già ragguardevoli posizioni conquistate.
Lo scandalo a gennaio
È uno scandalo. Nei telegiornali di prima serata Giorgia Meloni ha parlato in voce per quattro minuti in tutto il mese di gennaio: appena un minuto al Tg1. Direttore Carboni, la prova un po’ di vergogna? Proprio al Tg1, in generale e non solo in prima serata quindi, Fratelli d’Italia parla con suoi esponenti appena il 3,2% del tempo. I Cinquestelle viaggiano al 12,6 – quattro volte tanto – a cui si devono aggiungere un’infinità di minuti legati alle presenze istituzionali e si governo. I cosiddetti “altri” stanno al 4,9. Roba da cacciare seduta stante chi decide queste cose immonde. Ci fermiamo a questi dati mentre la calcolatrice, incredula, rifiuta di andare oltre.
Ma la domanda ci sta tutta: davvero Salini crede che basti accontentare Tizio o Caio in una direzione per sistemare la pratica pluralismo? Chiunque accomodi le natiche sulle poltrone della Rai ha un dovere: rispettare la pubblica opinione. Che paga e guarda. E vota. Voi state mistificando la democrazia. Puntate a cancellare la forza politica che è più in crescita dalle politiche ad oggi. Ogni tanto si fa sentire qualche imbroglione che dice che la Meloni “è sempre in tv”. Non è vero, i dati lo smentiscono.
È solo più brava a restare impressa in mente ai telespettatori per le cose che dice, ma questo non può essere una giustificazione per una censura che è sostanziale. In settimana si rinnoverà – forse – il vertice dell’Agcom, l’agenzia per le comunicazioni, il controllore e sanzionatore delle violazioni del pluralismo. Metteteci chi sa che cosa vuol dire.