“Perdiamo un gigante”. Musica italiana in lacrime, la notizia scuote i fan del chitarrista

Sì è spento a 62 anni uno dei più grandi chitarristi contemporanei. È morto nella notte, a darne notizia la famiglia. “Perdiamo un gigante”, si legge tra i tanti commenti social. Talento assoluto, tra le collaborazioni più importanti: Otis Rush, Albert King, Sunnyland Slim, Lucky Peterson, Billy Branch, Lurrie Bell, Buddy Scott, e molti altri. Era particolarmente apprezzato a livello internazionale, si esibì in diversi tour nelle maggiori piazze d’Europa e degli Stati Uniti.

In Italia partecipò a decine di manifestazioni, tra le altre: Trasimeno Blues, l’evento Italian Blues Legends e il Pistoia Blues, il festival – della sua città – che proprio quest’anno gli aveva reso omaggio invitandolo sul palco per raccogliere l’applauso del pubblico. La sua carriera inizia da lontano. Nel 1986 entrò nella Model T. Boogie band di Giancarlo Crea.

Musica in lutto, è morto nella notte il chitarrista Nick Becattini

Questa band venne selezionata per il Chicago Blues Festival del 1987, permettendogli di esibirsi con artisti come Albert King, Johnny Copeland e Phil Guy. Il suo stile, con radici nel blues di Chicago, dove tra l’altro Nick aveva vissuto, è stato influenzato da altri generi come rock, soul e funk. Nick Beattini. Era malato di sla ma questo non gli impedì di continuare a vivere.

Della malattia raccontò come, dopo i sintomi inziali: “un medico mi spaventò dicendomi che avrebbe potuto trattarsi di qualcosa di molto grave. Tramite alcuni amici mi misi in contatto con il professor Gabriele Siciliano, dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa, che mi fece fare ulteriori accertamenti. Alla fine, dopo un anno dall’esordio dei sintomi, mi fu diagnosticata la SLA. Si tratta di una malattia subdola, che non si sa da dove viene e, soprattutto, non si sa come curare”.

“Esistono solo terapie sperimentali che, ovviamente, ho tentato ma che su di me non hanno avuto effetto. Attualmente assumo il Riluzolo, unico farmaco ufficialmente utilizzato nei casi come il mio. Comunque, tornando al momento della diagnosi, quello che mi colpì fu il fatto che anche il professor Siciliano, tra i più rinomati in Toscana, non trovasse le parole per darmi la notizia e che mi parlasse sotto voce. Capii subito che si trattava di una cosa molto grave”.

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