Giochi di guerra nucleare negli Stati Uniti

Il numero di esercitazioni basate su uno scenario di guerra tra Stati Uniti e Russia è in continuo aumento, non solo per quel che riguarda a quelle che vedono impiegati i militari ma anche quelle simulate.

L’ultima di queste si è svolta la scorsa settimana al Comando Strategico, nella base aerea di Omaha, dove è stata inscenata un’esercitazione per valutare le possibilità di risposta a un eventuale attacco nucleare russo a un installazione statunitense in uno Stato membro della Nato con armi a basso potenziale. Un wargame al quale ha partecipato anche il segretario alla Difesa Mark Esper, il quale ha supervisionato l’attività e ha avuto un ruolo attivo nel processo decisionale successivo all’attacco nucleare.

Un conflitto nucleare “limitato”

Lo scenario proposto nel gioco di guerra non prevedeva un primo colpo russo, ma l’utilizzo dell’arma atomica a basso rendimento era una risposta alle potenziali difficoltà di Mosca in un conflitto su scala europea. I partecipanti hanno valutato i diversi scenari possibili dopo l’attacco nucleare, propendendo – come riportato da un funzionario presente all’esercitazione a DefenseOne – per una “risposta limitata” tramite l’utilizzo di un arma con simili caratteristiche e capacità distruttive. Una risposta considerata, ovviamente, giustificata dall’aggressione di un Paese membro della Nato. Nel migliore dei casi possibile, secondo il ragionamento utilizzato, il contrattacco nucleare statunitense metterebbe la parola fine al conflitto, o quantomeno sarebbe un messaggio sulla volontà di Washington di ricorrere all’atomica qualora fosse necessario. Nel peggiore scenario, invece, alla risposta statunitense potrebbe seguire un nuovo attacco nucleare che metterebbe il mondo intero in serio pericolo per via delle potenziali rappresaglie.

Gli Stati Uniti, ovviamente, non sono nuovi a questa tipologia di esercitazioni nelle quali sono chiamati a partecipare in maniera attiva i vertici politici del Pentagono e quelli militar; l’obiettivo è di far sì che sia chiaro il processo decisionale in caso di guerra, convenzionale o non. Per questo motivo nell’ultimo wargame era presente il segretario alla Difesa, chiamato a ricoprire non il suo ruolo ma quello del Presidente degli Stati Uniti essendo il sesto nella “linea di successione” presidenziale. In questo modo non vengono sviluppati solamente i diversi scenari di risposta a un attacco nucleare, ma è possibile lavorare anche sul processo decisionale nella sua interezza sfruttando la possibilità di interpretare un ruolo diverso -di norma più importante- da quello effettivamente ricoperto.

Numeri in continua crescita

L’aumento del numero di esercitazioni svolte e previste, però, non è sintomo solo della necessità di preparare i militari e i politici ad affrontare una crisi vera e propria contro una potenza nucleare, ma rappresenta anche quelli che sono i timori statunitensi e dell’Occidente intero. Un deterioramento dei già non ottimi rapporti con la Russia potrebbe creare situazioni pericolose e di crisi in Europa, specialmente nel parte Orientale dove è elevata la “paura” che Mosca trami per assoggettare nuovamente alcuni territori. Timori fondati sugli sviluppi della crisi in Ucraina, ma anche sull’aumento delle esercitazioni di alto profilo -nelle quali sono previsti anche attacchi nucleari simulati- svolti negli ultimi anni dalla Russia e dai suoi alleati.

Finora, però, gli Stati Uniti hanno organizzato esercitazioni limitate, simulate e di breve durata (a esclusione della Trident Juncture 2018 svolta sotto l’egida della Nato). Nelle prossime settimane il trend è destinato a cambiare con la Defender Europe 2020, dove saranno messe alla prova le capacità logistiche degli Stati Uniti – nel dettaglio dell’Esercito – nel trasferire dal Nuovo al Vecchio Continente un elevatissimo numero di soldati, mezzi e rifornimenti necessari per fronteggiare la Russia in un conflitto convenzionale.

Nonostante gli attriti e le preoccupazioni verso Corea del Nord, Cina e Iran, per gli Stati Uniti il timore principale rimane la Russia, specialmente per quel che riguarda a possibili conflitti di vasta dimensione che prevedano l’uso dell’arma nucleare non solo come deterrente. Al Pentagono sembrano intenzionati ad addestrare al meglio i vertici politici e militari affinché siano pronti al peggior scenario possibile.

il giornale.it

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