Il buonismo giallorosso ripete gli errori cinesi
I cinesi hanno Xi «Dada», ovvero «Zio» Xi Jinping, il leader supremo presidente del paese, capo del partito e comandante dell’esercito.
L’Italia nel suo piccolo ha Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti e Roberto Speranza. La differenza è solo nell’ordine di grandezza. Qualitativamente i danni provocati dalla triade giallorossa sono gli stessi. Xi «Dada» e i vertici del Partito comunista cinese hanno per molte settimane ridimensionato la reale diffusione del Coronavirus mettendo a tacere il medico Li Wenliang – colpevole di aver denunciato la pericolosità del morbo – e manipolando i dati su contagio e ammalati. Per rimediare a quella nefasta sequela di errori, censure e omissioni hanno trasformato la provincia di Wuhan, e i suoi 58 milioni di abitanti, in una prigione a cielo aperto. Da noi le cose non vanno molto diversamente. In seguito alle drastiche misure assunte sabato sera dal consiglio dei Ministri i comuni della Lombardia e del Veneto assediati dal Coronavirus diventeranno delle piccole Wuhan presidiate dall’esercito e controllate dalla polizie.
Le misure, per quanto estreme, sono – a questo punto – assolutamente indispensabili per evitare ulteriori diffusioni dell’epidemia. Ma si sarebbero potute facilmente evitare se il governo giallorosso, non avesse inanellato al pari dei cinesi una serie di devastanti errori figli del credo dei benpensanti di Pd e Leu e della grancassa del «Repubblica-pensiero». Errori che ci stanno regalando il triste primato di primo paese in Europa – e quinto al mondo – per casi di Coronavirus. Per capirlo bisogna partire da quell’8 gennaio quando l’epidemiologo Burioni lancia il primo allarme sull’arrivo dell’epidemia. Un allarme che – al pari di quello dello sfortunato collega cinese Li Wenliang – viene completamente ignorato. La madre di tutti gli errori è però la scelta, adottata dal governo il 31 gennaio scorso, di bloccare i voli in arrivo dalla Cina. La scelta ignora tutte le raccomandazioni diffuse in quegli stessi giorni dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Paghiamo il fatto spiega oggi il professor Walter Ricciardi membro del consiglio esecutivo dell’Oms – di non aver messo in quarantena da subito gli sbarcati dalla Cina. Abbiamo chiuso i voli, una decisione che non ha base scientifica, e questo non ci ha permesso di tracciare gli arrivi, perché a quel punto si è potuto fare scalo e arrivare da altre località». Un errore confermato dai dati di Germania, Regno Unito e Francia, dove grazie al mantenimento dei voli e all’imposizione della quarantena si registra oggi un numero di casi assolutamente insignificante rispetto a quelli del nostro paese. Ma per il governo giallorosso la scelta sbagliata è l’inevitabile conseguenza delle sue convinzioni ideologiche. Se, come impongono lo «Zingaretti pensiero» e il «verbo» di Repubblica, la quarantena è una bestemmia sinonimo d’intolleranza e segregazione razziale allora il blocco dei voli dalla Cina diventa l’ ipocrisia indispensabile per aggirare i dettami scientifici ed evitare di applicarla. Nel nome del buonismo «politicamente corretto» il governo Conte sceglie, insomma, di marciare – al pari della Cina – non nei solchi della ragione, ma in quelli dell’ideologia. Ma non c’è da stupirsi. Il comunismo di Pechino e il buonismo «politicamente corretto» del governo giallorosso sono due facce della stessa ideologia. Un’ideologia che spinge i suoi fautori a stravolgere la realtà dei fatti e il buon senso per dar vita ad un universo illusorio dove la prevenzione invocata dai governatori del Nord e da scienziati come Roberto Burioni viene equiparata al razzismo, mentre l’imprevidenza diventa sinonimo di libertà e tolleranza. Un universo assolutamente folle e inesistente nel cui nome si sceglie, come in Cina, di mettere a rischio la vita dei propri cittadini.
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