Coronavirus in Europa. “Non chiudere i porti è un rischio”: parola di medico
Roma, 21 feb – Com’era ampiamente prevedibile, anche in Italia è arrivato il coronavirus e ha colpito la Lombardia. E’ davvero singolare constatare come le raccomandazioni del Prof. Burioni, virologo eccellente, non abbiano trovato la giusta considerazione da parte del governo italiano. Ci si chiede perché l’adozione di provvedimenti restrittivi, obbligatori, in un momento emergenziale, non sia stata presa in considerazione. Forse perché ciò che succede altrove da noi non può accadere? O perché, in “democrazia”, limitare le libertà personali è difficile, sfugge al senso comune e non paga dal punto di vista del consenso politico?
Coronavirus: il governo ignora la comunità scientifica
E’ evidente che il provvedimento preso dal governo russo e, cioè, la chiusura della frontiera con la Cina, sia stato più facile per un regime “autarchico”. Ma è pur vero che se le istituzioni “democratiche” vogliono sopravvivere, talvolta devono adottare provvedimenti che esse ritengono “impopolari”, ma che devono essere adottati necessariamente per proteggere i cittadini. Nella professione medica, si richiede una diagnosi veloce e l’efficacia della cura, perché i governi europei non si muovono con la stessa velocità a tutela della comunità che essi rappresentano? Perché la comunità scientifica non viene ascoltata e i pareri, che pure si chiedono, vengono puntualmente, o in parte, non recepiti? Questa situazione non consente di pensare a come risolvere il conflitto tra limitazione delle libertà personali e isolamento, poiché le tuttora scarse notizie su questo virus e sulle sue modalità di diffusione (conoscenze parziali) obbligano ad assumere provvedimenti severi e costrittivi, unici, al momento, a contenerne l’espansione.
Il rischio delle frontiere aperte
Anche per quanto riguarda le cosiddette “migrazioni” dall’Africa – continente, da sempre, serbatoio epidemiologico – è necessario adottare provvedimenti restrittivi. L’Africa, dove la Cina ha investito miliardi e ci sono cinesi che comunque rientrano in patria per poi ripartire – e dove non ci si può aspettare straordinarie misure di igiene e continenza – potenzialmente potrebbe rappresentare un altro elemento di forte preoccupazione. E’ necessario agire in fretta con rigore e autorevolezza, chiudere lo spazio aereo ai voli cinesi in tutti i paesi europei, chiudere i porti ed esercitare la massima sorveglianza su trasporti e merci, obbligare i sospetti all’isolamento che non può essere volontario o discrezionale. Certamente sono misure emergenziali, ma forse le sole a limitare il contagio da coronavirus che potrebbe essere devastante per l’Italia. Perché, a prescindere da quanto si dica, il nostro sistema sanitario nazionale – fatte le debite eccezioni – non potrebbe reggere.
Maria Teresa Baione
(Medico Pediatra)