La Cgil ci spiega come tutela i lavoratori: aprendo uno sportello Lgbt
Roma, 20 feb – “La Confederazione generale italiana del lavoro è un’associazione di rappresentanza dei lavoratori e del lavoro” e “svolge un importante ruolo di protezione del lavoro da un’azione del mercato incondizionato e illimitato”. Così si presenta la Cgil sul proprio sito ufficiale, ricordando a tutti il ruolo che svolge (o almeno che dovrebbe svolgere) “la più antica organizzazione sindacale italiana”. Gran bei propositi, peccato che sempre meno lavoratori confidino nei sindacati confederali, non riponendo più tutta questa fiducia nei loro confronti. E’ superfluo elencare adesso le scelte scellerate che negli ultimi anni hanno caratterizzato Cgil, Cisl e Uil. Al contrario è sintomatico notare come certi temi, che di per sé ben poco hanno a che vedere con il lavoro, stiano particolarmente a cuore al sindacalismo italiano di sinistra.
Lo sportello Lgbt dell Fiom Cgil
Prova ne è l’apertura di uno sportello per persone Lgbt, voluto e inaugurato dalla Fiom Cgil ad Agrate Brianza. Si chiama “Diritti al Punto” ed è stato aperto alla StMicroelectronics, il gigante italo-francese dei microchip in cui lavorano quasi 5mila persone. Come riportato da Il Giorno, si tratta del primo servizio di assistenza e consulenza in un’azienda italiana rivolto direttamente a lesbiche, gay, bisessuali e transgender sorto “senza pregiudizi e per valorizzare le diversità”. Interessante, ma perché un sindacato che dovrebbe occuparsi semplicemente di lavoro, a prescindere dall’orientamento sessuale dei lavoratori, apre uno sportello di questo tipo?
Cosa c’entra con il lavoro?
“Mettiamo a disposizione delle lavoratrici e dei lavoratori di questa importantissima realtà industriale uno spazio di primo ascolto e di sostegno su qualsiasi tematica in ambito Lgbt in modo riservato e gratuito. Sarà uno strumento per contrastare qualsiasi tipo di discriminazione”, ha dichiarato Pietro Occhiuto, segretario generale della Fiom Brianza. Insomma un tempo il sindacato lottava per far ottenere condizioni lavorative migliori agli operai, oggi si occupa di tematiche sessuali e di ipotetiche discriminazioni. Secondo Occhiuto “sono fortissime all’interno della società le discriminazioni che impediscono a quelle rivendicazioni di tradursi in diritti effettivamente esigibili. Lo Sportello vuole essere un passo avanti verso il riconoscimento e l’inclusione delle diversità e dei diritti”. Ma in tutto questo, all’interno dell’azienda in questione vi sono dipendenti sfruttati, discriminati o derisi perché non sono eterosessuali? Oppure si tratta semplicemente di un’operazione politicamente corretta? Ai posteri l’ardua sentenza.
Alessandro Della Guglia