Percepisce il reddito di cittadinanza. E intanto lavora in nero

Ci risiamo: un nuovo scroccone del reddito di cittadinanza è stato beccato. Ormai la modalità (illegale) è un classico: intascare i soldi e lavorare in nero per incrementare ulteriormente le entrate a fine mese.

L’ultimo caso si è verificato a San Giovanni Teatino, in provincia di Chieti, dove un uomo prestava servizio in un ristorante e in contemporanea usufruiva della misura targata Movimento 5 Stelle. La guardia di finanza l’ha scoperto ed è stato segnalato all’Inps ai fini della revoca del beneficio, della disattivazione della carta di pagamento elettronica e del recupero delle somme indebitamente percepite da parte dell’ente erogatore; il furbetto dovrà dunque restituire tutti i soldi che aveva irregolarmente percepito dallo scorso ottobre fino ad ora.

La scoperta è stata effettuata in seguito a un’attività informativa e di controllo economico del territorio: i militari della compagnia di Chieti hanno individuato un ristorante in cui lavoravano due dipendenti privi di una formale assunzione. Continua l’attività di contrllo da parte delle Fiamme Gialle nel contrasto al sommerso da lavoro e gli sprechi di denaro pubblico. Il lavoratore percettore del reddito di cittadinanza non è stato segnalato all’Autorità giudiziaria (indebita percezione di erogazioni dello Stato) in quanto ha provveduto a comunicare all’Ente previdenziale – nel termine di 30 giorni mediante l’apposito modulo – la variazione della propria condizione occupazionale nello stesso ristorante. Sono risultati fondamentali i successivi riscontri alle banche dati in uso al Corpo.

La maxi multa

Grossi guai anche per il ristoratore che ha consentito il lavoro in nero ai due uomini: per chi non assume regolarmente il personale è prevista non solo una sanzione amministrativa (che va da un minimo di 1.800 fino ad arrivare a un massimo di 10.800 euro), ma anche una maxi multa per impiego di lavoratori già percettori di reddito di cittadinanza (sanzione amministrativa non sanabile, da un minimo di 2.160 euro ad un massimo di 12.960 euro per ogni lavoratore).

Giuseppe Laganà, comandante della Compagnia guardia di finanza di Chieti, ha affermato: “L’intervento delle Fiamme Gialle contrasta tutte le forme di indebito accesso a prestazioni assistenziali poiché generatrici di iniquità e lesive della coesione sociale”. Nella nota diramata infine si legge: “I cittadini onesti e coloro che hanno concretamente bisogno di assistenza devono sentirsi tutelati dall’attenzione investigativa che la guardia di finanza sta rivolgendo a quanti si pongono volontariamente al di fuori delle regole, sottraendo le limitate risorse pubbliche”.

il giornale.it

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