Carola Rackete è pronta a tornare in mare per “salvare” i migranti. E portarli in Italia
Carola Rackete è disponibile a ripartire con una nuova missione per il salvataggio di migranti in mare con l’ong Sea Watch. «Sono ancora sulla mailing list che viene usata in caso di emergenza», ha dichiarato l’attivista tedesca. La Rackete lo scorso giugno era stata arrestata in Italia per aver forzato il blocco per far sbarcare 40 profughi a Lampedusa. Oggi torna a parlare in una intervista all’agenzia di stampa Dpa. Nella quale non esclude che tornerà a navigare nel Mediterraneo già la prossima estate, un eventualità tuttavia che “al momento non è in programma”. Direzione
Rackete era stata messa agli arresti domiciliari e poi rilasciata e autorizzata a lasciare l’Italia. Ma il procedimento giudiziario a suo carico in Italia è ancora in corso, con le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione illegale e resistenza a nave militare. Carola è in seguito partita per l’Antartide, sulla “Artic Sunrise” e ora si trova in Patagonia, da dove si imbarcherà nuovamente, sulla nave di ricerca tedesca “Maria S.Merian” per fare ritorno in Antartide.
Carola Rackete e l’inchiesta contro Salvini
Di quella “bravata” ai danni della nostra Marina e del nostro governo, Carola non ha mai pagato pegno, in termini giudiziari. Matteo Salvini, invece, rischia la condanna dalla Procura di Milano, che nei giorni scorsi ha chiuso l’indagine. L’ex ministro dell’Interno è accusato di diffamazione dopo la querela depositata lo scorso 12 luglio, tramite i suoi legali, da Carola Rackete, comandante della nave Sea Watch3. Il pm Giancarla Serafini ha notificato l’avviso di chiusura dell’inchiesta. Salvini aveva a sua volta querelato la Rackete. Se l’accusa a suo carico non venisse archiviata, il leader della Lega potrebbe appellarsi all’articolo 68 della Costituzione, e cioè all’insindacabilità parlamentare. Salvini, nei giorni scorsi, aveva così commentato l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. «È surreale che ci sia un paese dove una signorina tedesca sperona una barca militare e invece di andare a processo, a processo ci va il ministro».