La Open Arms batte cassa: “La Ue torni a salvare i migranti”
Non è una puntata della Casa di Carta, ma ciò che conta è la caccia ai soldi. Per alimentare un business, quello dei migranti clandestini, che fa letteralmente girare la testa.
Óscar Camps, il catalano fondatore della ong Open Arms, è tornato a batter cassa per la sua organizzazione. Lo fa dalle pagine del Manifesto. Chiede più donazioni, ma soprattutto alza la voce contro l’Unione Europea e l’Italia perché riprenda a salvare i migranti. “In un mese abbiamo raccolto 450mila euro. Cresciamo lentamente, con piccole donazioni, ma è quello che volevamo: molta gente con piccoli contributi, piuttosto che grandi donatori, che pure ci hanno contattato. Abbiamo bisogno dell’appoggio della gente, dobbiamo sentirci protetti dai cittadini. Siamo una risposta popolare alla violazione dei diritti umani in mezzo al mare”, sostiene Camps.
Che poi aggiunge: “Vogliamo che la Ue riprenda le operazioni di salvataggio in mare, come prescrivono le convenzioni internazionali. L’accordo di Malta è un primo passo. Ma dovrebbe ampliarsi, coinvolgere più Paesi e coprire tutto il Mediterraneo”. Sa bene – come scrive La Verità – che dopo la decisione del Senato di mandare Matteo Salvini a processo per sequestro di persona, questo è il momento migliore per scaricare clandestini sulle nostre coste.
La sinistra preme per cancellare i decreti sicurezza dell’ex ministro dell’Interno. Luciana Lamorgese, nuovo capo del Viminale, vuole ampliare la categoria dei permessi umanitari. Intanto dai nostri porti sono sbarcati 1.935 migranti in 45 giorni (lo scorso anno, nello stesso periodo ne arrivarono solo 215), quindi per le Ong tornano ad aprirsi autostrade del mare. Camps è sicuro di sé. Ripete che i morti nel Mediterraneo sono sulla coscienza di tutti noi. Che le mafie li buttano in mare, ma non ci spiega perché ha un senso prestarsi al loro sporco traffico e fare entrare clandestini senza permesso.
Open Arms ha criticato anche la nuova sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, secondo la quale la Spagna non infrange norme internazionali quando respinge in Marocco i migranti che tentano di superare le barriere di Ceuta e Melilla. Il cinquantasettenne freme per riprendere a solcare i mari e salvare vite umane. Colleziona, intanto, riconoscimenti nonostante lo spregio che mostra verso norme e divieti (lo scorso anno la Spagna minacciò di multarlo per 901.000 euro se continuava a soccorrere migranti), perfino la rivista statunitense Reader’s Digest lo ha incoronato “europeo dell’anno 2019”, ma adesso la sua imbarcazione fa acqua da tutte le parti.
Non bastano le riparazioni, Camps ne vuole una nuova e sui social la campagna fondi è pressante. Dichiara di aver raccolto 450mila euro in un mese, gliene servono almeno 800mila per tentare di rimetterla in navigazione. Punta a ottenere 2 milioni di euro e probabilmente ci riuscirà. In un anno, tra settembre 2017 e 2018, la Ong spagnola fondata nel 2015 raccolse 3,5 milioni di euro. Per il 90% si trattava di donazioni private. Il rimanente 10% furono contributi delle amministrazioni di Barcellona, Madrid, Saragozza, Valencia e di altre città compiacenti. Ora si accettano aiuti anche dall’Italia e il governo dai porti spalancati, di certo, non la lascerà sola.
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