Il problema è lui , non i modi di Renzi
A furia di gridare «al lupo», pare che il lupo stia arrivando e abbia la faccia di Matteo Renzi, che disertando la riunione di ieri sera del Consiglio dei ministri ha di fatto aperto una crisi di governo.
È presto per dirlo, ma per un attimo facciamo finta che sia così, che Giuseppe Conte a ore salga al Quirinale per prendere istruzioni sul da farsi. Tre le ipotesi: gettare la spugna e provare a passare la mano a qualcun altro, andare alle Camere e chiedere plasticamente la fiducia sperando in una marcia indietro dei renziani, avviare un rimpasto sostituendo in corsa i ministri (e i parlamentari) di Renzi con un nascente gruppo di responsabili. Tutte e tre le ipotesi ruoterebbero attorno all’obiettivo di provare a salvare la legislatura ed evitare il ritorno alle urne. Ipotesi questa che sbatte però contro il monito più volte lanciato dal presidente Mattarella: «Io vi avviso, dopo questo governo ci sono solo le urne». Gli accadimenti politici degli ultimi anni ci hanno però abituato al mai dire mai e il tentativo di restare in qualche modo in sella non è da escludere. La sola ipotesi però di un terzo governo Conte in meno di due anni è da brividi. Dopo aver fallito prima con la Lega e poi con il Pd è chiaro che qualsiasi cosa il premier si inventi non ci sarà un due senza tre. Altro che Renzi, lui e i Cinque Stelle – le costanti di queste giravolte – sono la mamma di tutti i problemi. Poi viene quello di una sinistra che è ben lontana da aver risolto – tra scissioni, ripicche e vendette – i suoi annosi problemi di compattezza e affidabilità. Chiunque pensi di dare all’occorrenza una mano a Conte e a Bonafede a rimanere in sella ci pensi bene: prolungherebbe solo di qualche mese la sua agonia e non salverebbe né la faccia né la poltrona. Se pateracchio d’emergenza dovrà essere, che almeno nessuna delle disastrose figure protagoniste di questa sciagurata stagione (ieri abbiamo incassato un nuovo record, quello della minor crescita tra i Paesi europei) pensi di poter continuare a far danni come se nulla fosse. Oggi capiremo meglio, ma se dovesse venire giù tutto meglio sarebbe che venga giù fino in fondo e definitivamente. Si torni a votare e incrociamo le dita sul fatto che gli italiani abbiano imparato la lezione e sappiano votare con giudizio
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