E l’Aula diventa un tribunale “ad personam”
Ormai in Senato mancano solo la solenne scritta «La legge è uguale per tutti» e qualche folkloristico avvocato di provincia, rubato a Un giorno in pretura.
La deriva giustizialista della politica italiana non ha risparmiato Palazzo Madama, la Camera alta trasformata in un set per eventi giudiziari spettacolari. Quelli che alla fine si riducono a un unico copione: trovare il modo di mandare Salvini in galera.
Con la maggioranza gialloverde del governo Conte 1, la missione aveva un obiettivo opposto: sottrarre l’ allora titolare dell’ Interno dalla morsa dei Tribunale dei ministri di Catania. E infatti leghisti e grillini, nel marzo dello scorso anno, salvarono il leader del Carroccio da un’ insidiosa accusa di sequestro di persona pluriaggravato per il peregrinare della nave militare Diciotti, carica di 137 migranti.
Ma dopo l’estate rovente del Papeete, i padroncini del vapore giallorossi hanno posto in cima all’ agenda di governo un provvedimento di due parole: cancellare Salvini. E se non riescono a minarne la popolarità e la forza elettorale nei sondaggi nazionali, diventa decisiva la votazione sul caso Gregoretti che apre per il Capitano una logorante stagione di guai giudiziari. Gli stessi governanti che sedevano giulivi accanto all’ allora ministro dell’ Interno nelle riunioni di Palazzo Chigi, ora avallano il teorema del rapitore di esseri umani che si merita di essere rinchiuso in un penitenziario per una dozzina di anni.
E già si profila la ghiotta occasione della successiva accusa di sequestro di persona per la nave Open Arms, che approderà nelle prossime settimane in aula per una replica della giornata di ieri.
Parte da lontano il vizio della sinistra di sfruttare Palazzo Madama come un’ appendice delle aule di giustizia della Repubblica, una sorta di tribunale speciale investito dal sacro compito di avallare iniziative giudiziarie contro il politico di turno da fare fuori. La madre dei processi al Senato fu la decadenza di Silvio Berlusconi nel 2013 dopo la condanna per frode fiscale. Allora c’ era bisogno di eliminare dalla scena l’ ex premier per sostituire il governo Letta di larghe intese Pd-Fi e così dare vita a un’ estenuante stagione di esecutivi di sinistra senza legittimazione popolare. I metodi di questi signori non si sono raffinati in sette anni. Il giudice propone e la maggioranza parlamentare trova una propria soluzione politica per allontanare il rischio di un ritorno del centrodestra alla guida del Paese. Stiamo parlando dello stesso solenne Senato che dall’ inizio dell’ anno si è distinto per la misera approvazione di due decreti (Alitalia e sistema creditizio del Mezzogiorno).
Ministri e parlamentari di maggioranza sono sempre abili a rimpallarsi a vicenda l’ insufficiente produzione legislativa. Ma per loro va bene così: viva il Senato della Repubblica che vuole «giustiziare» un proprio componente, guarda caso quello che ostacola principalmente i loro piani di permanenza al potere. Se i processi vanno in prescrizione nei tribunali per l’ eccessiva lentezza, quelli imbastiti da Conte e Zingaretti nelle aule parlamentari sono sorprendentemente veloci.