Foibe, il disprezzo di Togliatti per l’esodo giuliano dalmata: «Non meritano la nostra solidarietà»
«Al massacro delle foibe seguì l’esodo giuliano dalmata. Ovvero l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dall’Istria e dalla Dalmazia. Fuggivano per non morire, fuggivano per non essere infoibati, per non essere perseguitati e torturati. Si stima che i giuliani, i fiumani e i dalmati italiani che emigrarono dalle loro terre di origine ammontino a un numero compreso tra le 250 e le 350.000 persone». Lo scrive in una lettera Massimo Fochi, professore di storia e filosofia. Lettera che Nicola Porro ha pubblicato sulla sua pagina.
Foibe, in fuga verso la madre patria
«Fuggivano disperati e speranzosi verso la madre patria che invece, per anni, non li riconobbe», si legge nella lettera. «Non li soccorse e li tenne in centri profughi quasi come vergogne da nascondere! Ma d’altra parte come si dovevano considerare uomini sconsiderati che scappano via dalla “libertà titina”? E dal futuro radioso del socialismo? Ma è ovvio: non potevano essere che rigurgiti del fascismo, dei fascisti e dei mascalzoni in fuga!».
Foibe ed esodo, ecco cosa disse Togliatti
«Leggiamo cosa disse Palmiro Togliatti (le cui posizioni sulla questione giuliano-dalmata sono certamente assai controverse), su quei poveri profughi italiani. “Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città, non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall’alito di libertà che precedeva o coincideva con l’avanzata degli eserciti liberatori».
Togliatti e i profughi italiani
Si legge ancora: «I gerarchi, i briganti neri, i profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le ricchezze rapinate e forniscono reclute alla delinquenza comune, non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi». La frase è tratta da Profughi di Piero Montagnani su L’Unità – Organo del Partito Comunista Italiano – Edizione dell’Italia Settentrionale, Anno XXIII, N. 284, Sabato 30 novembre 1946.
Sì, scrive ancora il professore di storia e filosofia, avete letto bene. «Sono quelli che ora fanno la morale sull’accoglienza! Da non credere. Farebbe quasi ridere se non ci fosse da piangere e da commuoversi per quei poveri fratelli nostri, offesi e vilipesi da una ideologia non meno folle del fascismo».