Finita la pazienza del Colle. Ora le urne sono più vicine
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, finora, si è limitato a svolgere la sua funzione da arbitro, evitando di entrare a gamba tesa nell’agone politico.
Ha aspettato ben quattro mesi affinché la Lega e il M5S trovassero l’accordo di governo e non ha battuto ciglio quando i pentastellati hanno riproposto Giuseppe Conte alla guida di un esecutivo col Pd. Ora, però, Mattarella sembra aver esaurito la pazienza e sulla prescrizione i margini di manovra per la maggioranza saranno alquanto ristretti. Dal punto di vista formale, infatti, la Corte Costituzionale non accetterà mai che si usi il decreto “Milleproroghe” per risolvere una questione intricata come la prescrizione che riguarda la materia penale. Già nel 2014 la Consulta si era espressa in tal senso perché, in sostanza, non è possibile mischiare le pere con le mele. Al massimo, spiega La Stampa, la Corte potrebbe acconsentire affinché col “Milleproroghe” venga rinviata l’entrata in vigore della riforma Bonafede, ma il “Conte-bis” non potrà mai far parte di un tale decreto a meno che i presidenti di Camera e Senato non si prendano la responsabilità di una simile scelta.
Se la maggioranza, invece, decidesse di presentare un decreto ad hoc, Mattarella si assicurerà che la fine della prescrizione non equivalga a un “fine processo mai” e chiederà che il governo presenti contestualmente anche la riforma del processo penale. Proprio in queste ore, pertanto, pare che la riforma Bonafede, già in vigore, venga modificata con un disegno di legge parlamentare. Il nodo politico, però, resta e sul governo pende la minaccia di Italia Viva di presentare una mozione di sfiducia nei confronti del ministro Bonafede che porterebbe inevitabilmente alla caduta del Conte-bis. Una caduta che, stando alle indiscrezioni riportate dal quotidiano torinese, imporrebbe un’unica soluzione: il ritorno alle urne. Il Colle non intende dare spazio alle forze politiche per formare maggioranze alternative né rinviare il referendum sul taglio dei parlamentari previsto per domenica 29 marzo. Il governo in carica o un altro esecutivo di tipo istituzionale si prenderebbe in carico il compito di scrivere una nuova legge elettorale e di portare il Paese alle urne. Una opzione che spaventa alquanto le forze che compongono la maggioranza, ma al momento l’unica praticabile per il presidente Mattarella.
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