Turismo, stretta del governo sugli affitti brevi
Una riforma dell’ospitalità per smascherare le attività di impresa nascoste e togliere le imposte light su tutti coloro che affittano più di tre case con Airbnb.
È questo il succo del discorso dell’intervento di Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali e del Turismo, che da Firenze ha lanciato l’altolà su un fenomeno, quello degli affitti brevi, che negli ultimi mesi ha più volte creato polemiche in ambito turistico.
“Il tema di Airbnb va governato in modo intelligente – ha spiegato Franceschini, secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa – Si tratta di un fenomeno che ha portato anche un tipo di turismo interessante a cui l’Italia non può rinunciare, ma va regolato. Non è possibile che ci sia chi finge di avere Airbnb e invece sono attività d’impresa mascherate. Stiamo lavorando su una norma che vorremmo inserire nel collegato turismo in queste settimane. Presto porterò una norma in Consiglio dei ministri”.
Il limite di tre appartamenti da affittare
L’intenzione dell’esecutivo, a quanto pare, è quella di cambiare le regole per gli “affitti brevi” gestiti da vari cittadini mediante le tante piattaforme digitali presenti (su tutti Airbnb, che è anche la più famosa). L’idea è quella di fissare la soglia massima di tre appartamento in affitto per non essere considerati un’impresa.
Il tema è motivo di interesse perché all’attivo ci sono 500mila appartamenti regolarmente affittati dai privati cittadini a schiere di turisti desiderosi di visitare le nostre città. Accanto al soggetto che intende ricavare un gruzzoletto sfruttando al meglio la sua casa sfitta, troviamo infatti persone che affittano decine di case facendo concorrenza sleale agli alberghi.
Ed è proprio per questo motivo che all’interno del disegno di legge collegato sul turismo e varato dal governo, l’esecutivo introdurrà una norma che stabilisce il tetto massimo a tre appartamenti in affitto breve. Chi sta sotto questo limite continuerà a godere delle regole attuali (ovvero: ricavi tassati con cedolare secca del 21%); gli altri saranno trattati fiscalmente come le aziende del settore turistico.
Franceschini ha inoltre aggiunto che l’intenzione non è certo quella di penalizzare i cittadini né colpire le loro fonti di guadagno extra, quanto piuttosto discriminare tra “chi affitta nello spirito originario di Airbnb e chi invece maschera una normale attività di impresa”.
Capitolo tassa di soggiorno: il prezzo che i clienti degli alberghi devono pagare per soggiornare nelle strutture non dipenderà più dalle stelle degli hotel né sarà più un importo fisso. Tale cifra si trasformerà in una somma percentuale sul costo della stanza, con un massimo di 5 euro a persona a notte.
il giornale.it