Zingaretti non parla ancora delle Foibe. Nemmeno dopo Mattarella
Oggettivamente turba il silenzio di Nicola Zingaretti sulle foibe. Non lo scuotono neppure le parole di Sergio Mattarella, che ha condannato senza se e senza ma la vergogna dei revisionisti del massacro.
Nel Pd parla solo il senatore Zanda, ma solo perché domani gli toccherà stare a Basovizza per ufficio.
Sembra che la Giornata del Ricordo non si debba più celebrare al Nazareno. Eppure il segretario del Pd è pure governatore del Lazio, con una legge regionale che autorizza il finanziamento degli eventi legati alle foibe. Che cosa teme Zingaretti? Nella sua marcia verso il PCI teme di essere scomunicato dall’associazione partigiani se si azzarda a parlare del massacro degli italiani al confine orientale?
Zingaretti legga quei libri
Rilegga, Zingaretti, rilegga i libri e lo stesso messaggio del presidente della Repubblica e si inchini solennemente alla vittime. Che furono trucidate non per appartenenza politica, bensì per nazionalità. Pulizia etnica, l’ha bollata ancora oggi Sergio Mattarella e lui, Zingaretti, non fiata, tace, resta muto.
Già, nella sua dimensione politica di segretario del Pd, egli ha assunto una veste nuova. Scatenato nella caccia al nemico, bolla con parole di fuoco gli avversari, aizza i suoi estremisti con l’odio che sembra improvvisamente praticare.
Lo chiameremo Nicoli, come Giuseppi, per la doppia faccia con cui compare davanti al suo popolo. La storia di Norma Cossetto – ma ci ritorneremo ancora nelle prossime ore – la conosce Zingaretti? Noi avevamo capito di si. Ora sembra di no.
Ditela una parola…
Possiamo sperare in una dichiarazione entro stasera? O domani, in zona Cesarini? Lo svegliate l’ufficio stampa almeno nel Giorno del Ricordo?
Il silenzio equivale ad acconsentire alle scempiaggini che sono state pronunciate in questi giorni da troppi negazionismi. Il Pd ha il dovere di dire se quegli italiani infoibati furono vittime o no di un macellaio comunista di nome Tito.