Il piano rifugiati della Merkel è un flop

Nel 2015 Angela Merkel divenne il leader simbolo dell’accoglienza aprendo le porte della Germania a circa 890.000 rifugiati, in particolare siriani.

Che cosa è successo, a quelle persone, nel frattempo? Hanno trovato un lavoro e un’occupazione? Secondo quanto riportato da uno studio redatto dall’Istituto di ricerca professionale e occupazione (Iab) sulla base di un’indagine condotta assieme a Bamf (Centro di ricerca dell’Ufficio federale per migrazioni e rifugiati BAMF-FZ) e Soep (ente socio-economico presso DIW a Berlino) citato da IlSole24Ore, che si concentra sui rifugiati arrivati in Germania tra l’1 gennaio 2013 e il 31 gennaio 2016, meno della metà dei profughi ha trovato un posto di lavoro. Lo studio ha rilevato che il 49% dei rifugiati arrivati tra il 2013 e il 2016 si trova in una delle seguenti situazioni: posto di lavoro retribuito, a tempo pieno o part-time, oppure mini-job (450 euro al mese), tirocinio o apprendistato con retribuzione.

Di questo 49% di rifugiati integrati, il 68% ha un lavoro a tempo pieno o part-time, il 17% frequenta corsi di formazione, il 3% è in apprendistato e il 12% ha mini-jobs. Inoltre, circa 40.000 rifugiati sono attualmente in fase di formazione professionale. Lo studio sottolinea poi un divario significativo nell’ occupazione tra uomini e donne rifugiati. Cinque anni dopo l’ arrivo in Germania, il 57% degli uomini ha un posto di lavoro rispetto al 29% delle donne. In sintesi, dunque, sono circa 453.900 i profughi-pari al 51% di 890.000 – arrivati in Germania che pesano sulle casse del governo tedesco. Non esattamente briciole.

Rifugiati, in Germania il piano Merkel è un flop

In buona sostanza, soltanto un rifugiato su due ha trovato un lavoro da allora. Un po’ poco se si considera che il governo tedesco apparve desideroso di accogliere decine di migliaia di profughi sul suo territorio. La maggioranza dei tedeschi, peraltro, era sembrata da subito meno entusiasta a tale ipotesi. Ciò nonostante, scrive IlSole24Ore, secondo gli autori dello studio, l’integrazione tedesca godrebbe di ottima salute: “I risultati dell’indagine mostrano che l’integrazione nel mercato del lavoro dei rifugiati 2013-2016 è stata più veloce dei rifugiati del passato e che la partecipazione a programmi linguistici e di integrazione e la frequenza presso istituti di formazione sono aumentate in modo significativo”, hanno osservato Herbert Brücker, Yuliya Kosyakova ed Eric Schuß, secondo i quali “dal 2015 la Germania ha investito molto di più nei corsi linguistici e in altri programmi di integrazione per richiedenti asilo e rifugiati”.

Prima di parlare di successo, però, va ricordato che l’apertura ai rifugiati del 2015 è considerato uno dei più gravi errori nella lunga carriera politica di Angela Merkel. Già nell’agosto 2016, la Cancelliera ammise che la Germania aveva commesso grossi errori sul fronte dei migranti. “Anche noi tedeschi abbiamo ignorato troppo a lungo il problema e rimosso la necessità di una soluzione europea”. Errore politico che permise al partito di destra Alternative für Deutschland di conquistare quasi il 13% alle elezioni successive, erodendo i consensi della Cdu. A seguito di quella batosta elettorale, infatti, nei primi sei mesi del 2016 il numero dei migranti senza permesso di soggiorno a cui la Germania negò l’ingresso aveva già superato quello di tutto il 2015: da gennaio a giugno, 13.324 migranti irregolari rimasero al di là dei varchi di frontiera, circa il 50 per cento in più rispetto agli 8.913 dell’anno precedente.

il giornale.it

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