Grande batosta sulle pensioni: ora si perde una mensilità

Il blocco delle pensioni ha provocato un vero e proprio disastro, nonché “danni gravissimi e permanenti” al “potere d’acquisto di milioni di pensionati”.

Un disastro, tra l’altro che rischia di diventare sempre più grande con il passare del tempo.

Come sottolinea uno studio condotto dall Uil, quanto accaduto ha ridotto – e ridurrà ulteriormente – il potere d’acquisto dei pensionati. A fare una stima ci ha pensato la Uil che, considerando i blocchi operati negli ultimi 9 anni, ha portato alla luce dati inquietanti. Una pensione di 1.500 euro lordi mensili nel 2011 ha accumulato una perdita mensile pari a 74,03 euro che, estesa sulle dodici mensilità dell’anno, diventa un mancato introito di 962,39 euro annui.

Il problema è che la perdita continuerà, anche perché sono previsti blocchi fino al 2021. Ma l’esempio che abbiamo proposto è niente in confronti di chi nel 2011 poteva contare su un assegno previdenziale dal valore di 1.900 euro lordi mensili. Nell’arco di 9 anni questa persona ha subito un mancato incremento pari a 1.378,83 euro lordi annui. Calcolatrice alla mano, spiega sempre la Uil, sarebbe come se quest’anno il pensionato del nostro esempio percepisse una mensilità netta in meno.

Pensioni sempre meno ricche

L’effetto dei blocchi è permanente. Quindi, a meno che non qualcuno non vari appositi meccanismi di recupero del potere d’acquisto ormai perduto, non solo la situazione rimarrà tale ma si estenderà anche nei prossimi anni. Il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, ha dichiarato senza mezze misure che “il blocco dell’indicizzazione delle pensioni dal 2011 a oggi ha generato danni gravissimi e permanenti a milioni di pensionati”.

“Si tratta di un danno che sarà permanente per tutta la vita del pensionato – ha aggiunto Proietti, secondo quanto riferito dall’agenzia AdnKronos – La Uil chiede con forza che venga ripristinata la piena indicizzazione, prevedendo al contempo un meccanismo che restituisca ai pensionati quanto loro sottratto in questi anni. Bisogna poi aggiornare i criteri con i quali ad oggi è valutata l’indicizzazione, basati sul paniere Foi (Famiglie di Operai e Impiegati) che non rispecchia a pieno le reali spese sostenute dalla fascia più anziana della popolazione. Infine, si deve ridurre la pressione fiscale che oggi grava sulle pensioni la tassazione media nel nostro Paese e, infatti, quasi il doppio di quella operata nei paesi Ocse”.

Il sindacato, ha concluso Proietti, “porterà al prossimo tavolo tecnico con il governo, che se saranno attuate restituiranno ai pensionati parte di quello che è stato loro sottratto in questi anni di crisi e, allo stesso tempo, darebbero maggiore liquidità a milioni di famiglie con effetti positivi sull’economia interna del Paese”.

I consigli per chi ha subito la “batosta”

E sul fronte ricorsi per recuperare lo “scippo” sono molto attive tutte le associazioni di categoria che difendono i diritti dei pensionati. L’avvocato Celeste Collovati (rivalutazionepensione@gmail.com) di Dirittissimo è convinta che ci sia ancora spazio per vincere questa battaglia nelle sedi opportune: “Riteniamo che la nuova legge sia ingiusta e presenti profili di illegittimità costituzionale in quanto, ancora una volta, realizza forti discriminazioni (violazione art. 3 costituzione; violazione art. 36 e 38 cost.) andando a prelevare i soldi ai soli pensionati, anzichè agli altri contribuenti (banche, società, altri grandi contribuenti), per quetso motivo invitiamo i pensionati a non arrendersi e ad andare avanti sul fronte dei ricorsi”. Insomma la partita resta aperta.

il giornale.it

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