Gioventù Nazionale al ministro: “Foibe, quel film in tutte le scuole”
Le foibe, voragini dell’altipiano carsico che si estende a ridosso di Trieste, Gorizia e Istria, si fanno tra 1943 e il 1947 spettrale tomba per quasi diecimila italiani. Diventano il luogo dove occultare per sempre i nemici del progetto totalitario ed espansionista di Tito, leader della resistenza comunista jugoslava. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini.
La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’italia e la Jugoslavia. Nel febbraio del 1947 l’Italia ratifica il trattato di pace che pone fine alla Seconda guerra mondiale: l’Istria e la Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia. Trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli, stranieri in casa propria.
Le provocazioni dell’Anpi
Ed è proprio a parziale risarcimento di quella sofferenza che il nostro mondo mai cesserà di raccontare il massacro di questi italiani, vittime dell’odio ideologico e razziale, coperto a lungo dall’incancrenito sentimento anti-italiano della sinistra nostrana.
Ma oggi siamo ancora ben lontani dal raggiungimento di una memoria condivisa
“È bene giocare d’anticipo, evitando di prestare il fianco anche quest’anno alla strumentalizzazione della destra sulle foibe”. Questo è il proposito di Carla Nespolo, presidente dell’ANPI. Questo è il proposito con cui la celeberrima associazione dei partigiani italiani ha organizzato, ieri al Senato, il convegno sulla tragedia delle foibe e dell’esodo. È stato proprio quel “giocare d’anticipo” a puzzare di strumentalizzazione. Come se fossimo in una partita a scacchi e l’ottenere visibilità, a scapito altrui, fosse fare scacco. Come se i ricordi di immani tragedie fossero pedine da spostare a proprio piacimento su caselle bianche o nere.
Quel film sulle foibe nelle scuole
Del resto, ce li ricordiamo bene i convegni revisionisti dell’ANPI di Rovigo e di Parma dell’anno scorso. Per loro, i tragici episodi di violenza accaduti alla popolazione italiana di Istria, Fiume e Dalmazia tra 1943 e il 1947 erano un’invenzione dei fascisti. Ricordiamo bene le tesi giustificazioniste con cui la sinistra italiana, per oltre 60 anni, ha protetto i crimini dei partigiani titini. Non accetteremo mai lezione di etica, di storia e di morale da questi signori.
Da sempre abbiamo tentato di fornire spunti e strumenti alle nostre istituzioni per cominciare ad intrecciare un solido e definitivo ricordo comune. Con la Legge 92/2004 è stata istituita la Giornata del Ricordo, al fine di «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale». E quest’anno, per gratificare gli intenti della legge, assieme ad Azione Studentesca abbiamo proposto al Ministro dell’Istruzione Azzolina, al fine di poter favorire la conoscenza tra gli studenti e stimolarne la riflessione, la promozione nei nostri istituti scolastici la visione del film “Red Land” che ha raccontato in modo eccezionale la storia di quanto avvenne sul confine orientale e le storie dei protagonisti di quegli anni.
La Azzolina muta
Ma alla nostra lettera non è mai giunta risposta. Un silenzio davvero pesante. Che ci fa capire quanta strada ci sia da fare. Un silenzio che non minerà la nostra voglia di ricordare.