Centrodestra col turbo: adesso vola al 50%. I Cinque Stelle sono finiti
Le elezioni regionali del 26 gennaio hanno segnato un nuovo percorso a ostacoli. Una doppia difficoltà si è evidenziata per Matteo Salvini con la sconfitta in Emilia-Romagna e la prova non esaltante in Calabria.
Al contrario si è riscontrata una vittoria per Stefano Bonaccini e il Pd. Solitamente, subito le dopo elezioni, nel sondaggio si verifica l’effetto band wagon, scrive Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera. Qualcosa che potremmo tradurre con la propensione a salire sul carro del vincitore.
In questa occasione tale effetto si è rivelato in misura molto parziale. La Lega segnala una sostanziale stabilità. Si attesta a una stima del 32%, in crescita di mezzo punto sull’ultima rilevazione, perfettamente in linea con il dato di fine novembre. Per quanto sotto il dato delle Europee, non si registrano contraccolpi postelettorali. Occorre tener presente che, pur sconfitta nella gara per la presidenza della regione Emilia-Romagna, il Carroccio ha ottenuto in quelle consultazioni risultati assolutamente rilevanti, guadagnando quasi 200mila voti rispetto alle politiche. Si consolida quindi la sua posizione di primo partito del Paese.
Il Pd ottiene un risultato positivo, attestandosi al 20,3%, due punti in più rispetto alle ultime rilevazioni. Il Movimento 5 Stelle si conferma in profonda crisi. Oggi le stime lo collocano al 14%, il punto più basso dalle elezioni del 2013. Fratelli d’Italia, che in Calabria ha ottenuto il 10,9%, accentua in questo sondaggio la propria capacità attrattiva: le stime collocano questa formazione al 12%, con una crescita di quasi due punti sull’ultima rilevazione.
Sempre nel centrodestra, Forza Italia continua a mantenere il proprio livello di consensi intorno a poco più del 6%, qualcosa in meno rispetto all’ultima rilevazione, ma in linea con i dati precedenti. Italia viva perde quasi un punto rispetto al dato di dicembre, anche perché la visibilità di Renzi è stata in parte oscurata dalle consultazioni regionali cui questa formazione non ha partecipato.
Passando sotto la lente i dati relativi al governo, viene fuori che l’apprezzamento dell’esecutivo fa registrare un indice del 45%, esattamente lo stesso dato registrato subito dopo la nascita del Conte 2. Il presidente del Consiglio si attesta su un indice del 50, in ripresa rispetto alle ultime rilevazioni e vicino ai dati registrati nei primi mesi di governo. Giuseppe Conte si conferma il politico più apprezzato, distanziando di 9-10 punti gli inseguitori.
Seguono Salvini e Meloni affiancati. Salvini si colloca al 42, in ripresa di quattro punti rispetto all’ultima rilevazione. Giorgia Meloni, che ottiene un dato analogo a quello del segretario della Lega (41), con un incremento di ben cinque punti rispetto all’ultima rilevazione, tornando ai livelli migliori degli ultimi mesi. Solo Zingaretti, anche in conseguenza del voto emiliano, fa segnare una crescita apprezzabile, di circa tre punti, arrivando nel sondaggio a un indice del 27%.
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