Dispetto grillino a Salvini: per fare perdere la Lega votano (in massa) il Pd

Disposti a tutto, anche all’estinzione (riducendosi a un partitino del 3%), pur di far perdere Matteo Salvini e la Lega.

Il Movimento 5 Stelle – o meglio i suoi elettori – è arrivato a tanto in Emilia-Romagna.

Già, perché l’elettorato pentastellato che è andato a votare domenica 26 gennaio è andato in larghissima parte per tracciare una “X” sul nome e il cognome di Stefano Bonaccini, governatore uscente e ri-candidato per il centrosinistra. Il dem ce l’ha fatta e l’ha spuntata su Lucia Borgonzoni – la candidata leghista per la coalizione di centrodestra – grazie all’aiuto dei voti di tanti-tantissimi ex grillini.

L’uomo del M5s per l’Emilia-Romagna, Simone Benini, è stato votato appena da 80.823 persone, pari al 3,48% del totale. Una debacle assoluta, nonostante i tentativi i maquillage che tanti esponenti di governo e non del MoVimento stanno portando avanti in queste ore.

L’analisi dell’Istituto Cattaneo sul voto di emiliani e romagnoli è chiara: analizzando i flussi elettorali rispetto alle Europee del 2019, “gli elettori del M5S si sono spostati in blocco, votando per il Pd e per Bonaccini”.

Nel focus d’approfondimento, scritto da Marta Regalia, Marco Valbruzzi e Salvatore Vassallo, si legge: “L’analisi che abbiamo condotto su 4 città (Forlì, Ferrara, Parma, Ravenna) mette in rilievo il ruolo determinante dei cinquestelle sull’esito del voto. I due candidati hanno fatto quasi il pieno dei rispettivi elettorati, quindi le scelte degli elettori delle terze forze – in particolar modo del M5s – si sono rivelate decisive”.

In soldoni, la metà – in alcuni casi anche il 60 e il 70% – del bacino elettorale dei 5 stelle nelle suddette città ha scelto di turarsi il naso e di votare il dem; invece, solo una risicata minoranza ha deciso di optare per Benini, oppure per lo schieramento a sostegno della Borgonzoni.

Inoltre, l’espansione elettorale dell’area di centrosinistra capitanata da Stefano Bonaccini si deve perciò “alla maggiore capacità di attrazione degli elettori pentastellati, che di fronte all’alternativa tra destra e sinistra hanno optato in modo netto per lo schieramento del presidente regionale uscente”. In ultimo, oltre al “fattore M5s” secondo lo studio dei ricercatori, va sottolineata infine anche la capacità del governatore di “conquistare voti tra gli elettori delle liste di sinistra”.

il giornale.it

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