Cina, muore il primo medico che curava i pazienti affetti dal morbo

All’inizio era stata semplicemente definita come una patologia “misteriosa”. Ma nelle ultime settimane, con l’aumentare dei casi e del numero delle vittime, al coronavirus sono state associate caratteristiche precise, che fanno di questa malattia, simile alla Sars (che all’inizio degli anni 2000 provocò la morte di centinaia di persone in Asia), un virus importante.

Solo nelle ultime ore, infatti, i casi di contagio si sono moltiplicati in diversi Paesi del mondo e il numero dei decessi, in Cina, è salito ancora.

I decessi (che aumentano)

Il bilancio delle vittime dell’epidemia, in queste ore, è salito a 41, con oltre 1.300 persone colpite a livello globale. Le autorità sanitarie di tutto il mondo stanno prendendo precauzioni per prevenire una pandemia. Secondo quanto riferito dalle autorità di Pechino, al momento circa 56 milioni di persone sono state isolate. Tuttavia, non sono uniformi le misure di prevenzione sanitaria nelle ultime quattro città della provincia di Hubei, messe in quarantena dalle autorità cinesi nelle ultime ore per evitare la diffusione dell’infezione da coronavirus.

Le misure di prevenzione

Nella città di Zhijiang, che conta 550mila abitanti, sono state chiuse tutte le attività commerciali tranne le farmacie. Nella città di Enshi, con una popolazione di 800mila abitanti, sono stati chiusi i luoghi di intrattenimento. A Jingzhou, centro dove vivono 6,4 milioni di persone, sono state sospese le partenze di tutti i treni dalla stazione ferroviaria. Chiusi in altre aree i mezzi di trasporto pubblici, i terminal dei traghetti e diversi ponti. Gli autobus passeggeri a lunga percorrenza, poi, insieme ai pullman turistici e i trasporti pubblici sono bloccati anche nella città di Qianjiang, dove vivono quasi un milione di cinesi. L’elenco delle città dove sono state imposte restrizioni di viaggio (anche in previsione dei festeggiamenti per il capodanno cinese) include anche Xiantao e Chibi.

Stop alla circolazione delle auto

Nel capoluogo della provincia di Hubei, Wuhan, la città cinese da cui ha avuto origine la diffusione del virus (già in isolamento da alcuni giorni), è proibito entrare e uscire. In tutto, nelle ultime ore, sono salite a 13 le città cinesi della provincia di Hubei messe in quarantena e isolate dal resto del Paese per evitare il diffondersi dell’influenza polmonare. Nelle ultime ore, infatti, le autorità locali hanno bandito la maggior parte dei veicoli a Wuhan, comprese le automobili private, dal centro della città, nel tentativo di limitare la diffusione della malattia. I media di stato hanno dichiarato, infatti, che gli unici mezzi auorizzati a circolare sono macchine autorizzate al trasporto di approvvigionamenti e per altre esigenze legate all’emergenza sanitaria. L’amministrazione della città cinese da cui ha avuto origine il contagio ha reclutato 6mila taxi per il trasporto delle persone, che sono stati divisi in sottogruppi che vanno dalle tre alle cinque vetture per ogni singola comunità del capoluogo provinciale e che offriranno servizio gratuito.

Il contagio continuo

Secondo quanto sostenuto da un gruppo di ricercatori dell’università di Lancaster, soltanto a Wuhan, la città epicentro dell’epidemia della malattia, sono possibili fino a 350mila nuovi contagi nel giro di appena due settimane. Secondo gli scienziati inglesi, al momento, nella città cinese da dove ha iniziato a diffondersi il virus, sarebbero stati identificati soltanto il 5,1% dei contagi. Intanto, tra i più giovani pazienti confermati ci sarebbero anche una bambina di due anni della provincia meridionale del Guangxi e una bambina di nove anni nella provincia dello Shanxi. La paziente più piccola, ritenuta al momento la più giovane colpita dal virus, avrebbe contratto la polmonite di ritorno da Wuhan nella sua città, Hechi.

Nuovi ospedali in Cina

Intanto, Pechino sta pensando a come contenere la diffusione della malattia e a come curarla. È notizia delle ultime ore, l’intenzione di costruire una nuova struttura, che si chiamerà Leishenshan e che sarà pronta in due settimane: all’interno del nuovo ospedale saranno ospitati 1.300 pazienti per ovviare alla carenza di posti letto nelle strutture già esistenti. Un primo nuovo edificio dedicato alla cura del coronavirus a Wuhan, i cui lavori di costruzione sono iniziati la notte tra il 23 e il 25 gennaio, potrebbe essere pronto già il prossimo 3 febbraio.

Morto il primo medico cinese

Nelle ultime ora si è diffusa la notizia del decesso di un medico cinese impegnato, negli ultimi giorni, nella cura dei pazienti affetti dal coronavirus. Si tratterebbe di un dottore dell’ospedale Hubei Xinhua, morto dopo aver contratto la malattia. A renderlo noto è stata la tv cinese Cctv, che su Twitter ha scritto che il medico Liang Wudong, “in prima linea nella battaglia a Wuhan contro l’epidemia, è morto a causa del virus a 62 anni”. Sempre i media cinesi, secondo quanto riportato da Adnkronos, avrebbero riportato anche la notizia della morte di un secondo medico, il 51enne Jiang Jijun, specializzato in malattie infettive, deceduto per un improvviso arresto cardiaco, proprio mentre si stava recando in ospedale. I suoi colleghi hanno fatto sapere che il medico era esausto perché da giorni era impegnato a curare i pazienti affetti dal virus.

I casi nel mondo

Negli ultimi giorni, anche a causa di spostamenti dal continente asiatico al resto del mondo, il coronavirus ha superato i confini nazionali cinesi. In queste ore, il ministro della Sanità malese, Dzulkefly Ahmad, avrebbe confermato cinque casi in Malesia, tutti registrati nella città meridionale di Johor Bahru. Altri casi sono stati confermati a Hong Kong, che ha dichiarato l’emergenza sanitaria, in Giappone, Vietnam, Corea del Sud, Singapore, Nepal, Francia, Stati Uniti e Australia. In base alle ultime notizie, soltanto il Tibet, per adesso, è risultato immune dalla trasmissione. Sarebbe rientrato, invece, l’allarme per i casi sospetti segnalati in Italia. Giovedì scorso, l’Oms ha dichiarato che era troppo presto per definire la diffusione del coronavirus come un’emergenza globale.

il giornale.it

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