“Attenzione massima sulla crisi in Libia: i profughi sono 600mila”
I nuovi pericoli per l’Italia? Ce ne parla Raffaele Volpi, presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica)
C’è una forte crisi internazionale. Come la vede?
«La situazione libica è indubbiamente molto complessa e non disgiunta completamente dalla questione irachena. La Libia è orfana del sistema Gheddafi, che fondamentalmente funzionava con la redistribuzione del sistema della ricchezza».
Quali sono in questo contesto le prospettive di sicurezza?
«È chiaro che per noi non è prettamente un problema di immigrazione, è un problema di stabilità. È indubbio che la Turchia ha fatto una scelta particolarmente discutibile che è quella di utilizzare i mercenari siriani. Questo potrebbe essere un problema. In Iran, invece, gli Stati Uniti hanno fatto una scelta molto mirata. È una situazione da cauterizzare».
Aumento dei flussi migratori, c’è attenzione?
«Si parla di 3mila persone nei campi libici riconosciuti. In realtà la denuncia che viene fatta è un po’ fuori centro perché ci sono 600mila persone nei campi illegali, quelli di chi fa la tratta degli uomini. Il problema è un po’ più a sud. La spinta viene dalla Nigeria per salire fino al Niger dove c’è una politica condizionata da poteri internazionali che spingono all’immigrazione verso nord».
Rischio terrorismo: è reale?
«Noi abbiamo un sistema di sicurezza e quindi di intelligence e di controllo di quelle aree che riguardano il terrorismo che è assolutamente efficace».
In Italia si parla anche del rischio «estremisti». Sono ancora un pericolo?
«Gli elementi di tensione storica permangono, anche se in alcuni casi sono diventati assolutamente marginali e comunque controllati, come estremismo di destra o sinistra. In alcuni casi preoccupa l’internazionalizzazione delle forme di terrorismo».
Odio social, cosa ne pensa?
«La problematica esiste, ma è un problema generale e non solo di odio attraverso i social. Serve una censura culturale e non legislativa».
Cina, quali rischi?
«Noi non ce l’abbiamo con la Cina. Stiamo attenti a quella che è la sicurezza nazionale. Sicuramente le politiche che emergono riguardo all’acquisizione di nuovi mercati da parte di aziende cinesi sono fatte in maniera molto aggressiva. Il 5G è solo l’elemento macro».
Quali altri pericoli esistono?
«Come Copasir abbiamo deciso di fare una serie di audizioni perché ci consentirà di fronte a problematiche di un certo tipo di rapportarci subito con il Parlamento senza aspettar la fine di un’indagine conoscitiva. I pericoli ci sono ovunque. Tre i settori particolarmente sensibili: bancario assicurativo, energetico e industria Difesa, con aziende estere pronte a tutto. O siamo certi di poter seguire in maniera diretta gli interessi nazionali del nostro debito oppure può diventare un problema».
Esiste un pericolo anche a livello di governo?
«Io non condivido determinati metodi per rimanere o non rimanere al governo, ma questa è un’altra cosa. Credo che in questo momento sia palese una sostanziale differenza tra Paese reale e Paese parlamentare. Ci sono delle elezioni domenica. Se in Emilia Romagna il partito comunista che per settant’anni nelle sue trasformazioni ha governato prende 10 punti di distacco da un partito come la Lega io credo questo sia il riferimento di cui tener conto. Bersani diceva attenzione che c’è la mucca nel corridoio. Secondo me c’è il cavallo di razza che ti sta mangiando al tavolo da pranzo».
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