Di Maio adesso è a fine corsa. Gigino verso il passo indietro
La giornata nera dei Cinque Stelle, segnata dall’addio dei deputati Michele Nitti e Nadia Aprile e dalla débacle di Virginia Raggi in Campidoglio sulla discarica di Monte Carnevale, si chiude con un post sibillino.
Quello dell’ex senatore pentastellato Gianluigi Paragone. “Si dimette prima delle regionali. Dicono”, preconizza il giornalista.
Il convitato di pietra è Luigi Di Maio. Il leader del Movimento 5 Stelle domani ha convocato un vertice a Palazzo Chigi. Vedrà ministri e viceministri del M5S. Non sarebbe una banale riunione per fare il punto sullo stato di avanzamento dell’agenda politica, ma, riferiscono fonti qualificate all’agenzia di stampa Adnkronos, un incontro decisivo. In discussione ci sarebbe il passo indietro dello stesso capo politico, che non saprebbe più come gestire un partito nel caos, tra batoste elettorali ed emorragie di deputati in fuga.
L’addio di Di Maio potrebbe arrivare proprio alla vigilia delle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria. Le voci, in realtà, erano circolate anche nelle scorse settimane e raccontavano di un leader stufo di liti e dissidi interni, e delle pressioni che arrivano dai big del Movimento. Non ultimo il documento con cui un gruppo di parlamentari avrebbero chiesto un cambio della struttura grillina, con l’abolizione della figura del capo politico e della piattaforma Rousseau.
Le trattative a Montecitorio oggi sono frenetiche. Si susseguono incontri e riunioni. Compresa quella dei capigruppo. Lo staff del ministro degli Esteri smentisce, ma le indiscrezioni continuano a rincorrersi. Di Maio sarebbe pronto a passare il testimone ai suoi colleghi. Si parla di Vito Crimi, il più anziano del gruppo, come vorrebbe lo statuto del movimento di Beppe Grillo, o di una gestione collegiale.
Intanto, alle defezioni di queste ore potrebbero seguirne delle altre. C’è chi vocifera che dopo le decisioni sui parlamentari morosi del collegio dei probiviri, ci sarebbero almeno altri quattro grillini pronti a confluire nel gruppo misto o addirittura a cambiare casacca e aderire al nuovo partito green a cui starebbe lavorando l’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.
E a pochi giorni dal voto cruciale in Emilia Romagna ora sembra traballare anche il governo. “Non commento indiscrezioni e non entro nella vita interna del M5S”, ha detto il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ospite di Porta a Porta. “Non mi fa piacere se Di Maio lascia”, confessa però il leader Dem. E dagli studi Rai fa appello al capo politico del Movimento: “Abbiamo preso un impegno anche tra persone che rispettiamo”. “Io non solo scommetto sul Pd – ha proseguito – ma insisto sempre nel dire che bisogna ricostruire un campo largo, essere alleati e non avversari”.
“È un messaggio che non sempre arriva ai leader – aggiunge – ma molto alla base”. Più netto Matteo Renzi, leader di Italia Viva: “Al ministro degli Esteri mando un abbraccio grande e dico: occupati della Libia”. “Rischiamo un gigantesco autogol, si facciano le cose sul serio e non il populismo da quattro soldi”, ha detto l’ex premier su Rai Radio 1.
Tra lo staff del ministro degli Esteri per ora le bocche sono cucite. In attesa del giorno della verità.
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