HANNO MESSO A SEGNO CIRCA 40 COLPI; I COMPONENTI UNITI PROPRIO DALL’APPARTENENZA ALL’ETNIA
RICETTAVANO AUTO DI LUSSO ARRESTATI IN 29, ED
INDOVINA UN PO? SONO TUTTI ROM
Prendevano di mira concessionarie e rivenditori di auto, ditte e negozi di telefonia, ma eccellevano soprattutto nel riciclare la merce rubata. Questa, in breve, la banda di ladri e ricettatori di vetture di lusso sgominata dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile del gruppo di Monza. L’unico arrestato fisicamente l’altra notte (6 erano già in carcere) è il più anziano del gruppo, un 61enne specializzato nella ricettazione. Tutti comunque hanno diversi precedenti. Anche il loro capo, un 21enne, definito «piuttosto carismatico» dagli investigatori dell’Arma.
Era lui a guidare bande di 6-8 persone, con un’organizzazione quasi militare specializzata nei furti di auto e di oggetti di tecnologia in tutto il nord Italia (Veneto Lombardia e Piemonte). L’organizzazione – tutta formata da giovanissimi, di cui uno anche minorenne all’epoca dei fatti – era strutturata e molto rodata: in 5 minuti i rom riuscivano infatti a rubare una macchina di grossa cilindrata. E si trattava quasi sempre di vetture ancora non immatricolate e che poi venivano rivendute all’estero. Dal luglio 2016 la banda ha messo a segno almeno una quarantina di colpi.
A tenere insieme i componenti di quella che i magistrati della Procura di Monza hanno bollato come associazione per delinquere era, fatto curioso e di grande attualità, proprio la loro appartenenza all’etnia rom.
Parlare di rom come l’«argomento del giorno» è quasi un eufemismo. Come sappiamo il neo ministro dell’Interno Matteo Salvini insiste per censirli e questa sua decisione ha creato parecchie polemiche. Va detto, però, per correttezza, che i censimenti dei campi nomadi sono sempre stati fatti dalle amministrazioni pubbliche, per quantificare il fenomeno e per aiutare a predisporre interventi di aiuto e, insieme, di ripristino della legalità. A Milano, ad esempio, aveva iniziato Riccardo De Corato quando sindaco della città era Letizia Moratti, nel 1998.
Due giorni fa, sull’onda della proposta di Salvini proprio De Corato, ora assessore alla Sicurezza per la Regione Lombardia, facendo riferimento all’articolo 6 dal Decreto legislativo del 6 febbraio 2007 ha voluto precisare che un cittadino dell’Unione europea può rimanere in uno qualsiasi degli Stati membri fino ad un massimo di tre mesi purché abbia con sé un documento identificativo e, oltre quel periodo, solo in base a determinati requisiti, altrimenti scatta il rimpatrio.
Ieri l’assessore regionale, saputo dell’operazione dei carabinieri monzesi, ha ribadito la necessità di un censimento dei rom per «una questione di sicurezza del territorio».
Del resto proprio il fatto che i componenti della banda non avessero una dimora fissa ha reso più difficili le indagini dei militari: i ladri, infatti, si muovevano molto rapidamente sul territorio nazionale ed era difficile che rimanessero nello stesso posto per più di una settimana. Anche ora 22 degli accusati si trovano fuori dall’Italia, tra Romania, Francia e Spagna.