Calabria, è caos nel M5s: adesso gli attivisti grillini vogliono cacciare Morra
Regna il caos in casa Movimento 5 Stelle. Alle beghe nazionali del partito si sommano ora quelle regionali, visto che gli attivisti calabresi hanno chiesto la testa di Nicola Morra, esponente di spicco del M5s, nonché presidente della commissione parlamentare Antimafia.
Il senatore 5 stelle, nei giorni scorsi, si è scagliato duramente contro Francesco Aiello, candidato proprio per il Movimento 5 Stelle alla presidenza della regione Calabria. Il motivo? Aiello annovera tra i suoi parenti un cugino di primo grado, deceduto nel 2014 nell’ambito della sanguinosa faida mafiosa del Reventino.
Queste le parole del grillino contro l’opportunità della candidatura di Aiello come governatore regionale: “Non possiamo, soprattutto come Movimento 5 stelle, accettare una candidatura di questo tipo, perché sembrerebbe essere un messaggio di un certo tipo. A precisa domanda due volte ripetuta il professor Aiello avrebbe risposto di non avere affatto problemi di alcuna natura nell’ambito delle relazioni di parentela. O sei consapevole del fatto di avere un cugino ammazzato a pallettoni nel 2014 in una faida che finora ha causato 6 morti o, se non ne sei consapevole, hai qualche problema con il principio di realtà, direbbe Sigmund Freud. Inoltre se lo sapevi e l’hai omesso scientemente, allora c’è un problema di buona o cattiva fede”.
Oggi, la dura presa di posizione dei militanti 5s, che in una nota diramata chiedono a gran voce l’allontanamento dal partito di Morra per aver “palesemente violato i primi 5 punti del comma d) dell’articolo 3 dello statuto dell’associazione Movimento 5 Stelle e dovrebbe essere quindi espulso”. Nel comunicato, come riportato dall’agenzia stampa Agi, si legge anche: “Segnaleremo ai probiviri questa incresciosa situazione perché siamo stanchi, dopo averci messo tutto l’impegno possibile per offrire ai calabresi una speranza di cambiamento, della costante opera di sabotaggio operata dal Presidente della Commissione Antimafia”.
Ma gli attivisti pentastellati in Calabria rincarano la dose e ricacciano al mittente le accuse: “Ad avere qualche problema con il principio di realtà sembra essere proprio lui. Dovrebbe allora dimettersi immediatamente dal suo ruolo di Presidente dell’antimafia e spiegare quali rapporti lo legano ai soci in affari di suoi strettissimi e vivissimi congiunti”. Insomma, l’ennesima gatta da pelare per un partito sull’orlo di una crisi di nervi.
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