Il Giornale accusa: come mai va così a rilento l’inchiesta sul figlio di Grillo?
Come mai va così a rilento l’inchiesta sul figlio di Grillo? La denuncia per stupro contro il figlio di Grillo, Ciro, c’è stata lo scorso 26 luglio. Quasi sei mesi dopo tutto tace e la verità giudiziaria, scrive Il Giornale, “sembra ancora lontana”.
La vicenda avvenuta in Costa Smeralda
La vicenda sarebbe avvenuta nella casa del fondatore M5S in Costa Smeralda. Dopo la denuncia della presunta vittima, una giovane di Milano, la Procura di Tempio Pausania ha anche interrogato la moglie di Beppe Grillo e madre di Ciro, che quella notte era nella casa e la quale ha asserito di non essersi accorta di nulla. Gli inquirenti hanno in loro possesso un video girato durante la festa che però non è risolutivo. Gli avvocati ella ragazza lo leggono in un modo, i legali dei quattro ragazzi accusati, tra cui appunto Ciro Grillo, danno invece un’interpretazione opposta.
Se le indagini vanno così a rilento il motivo è che i quattro rampolli della Genova bene su cui pende l’accusa di stupro hanno dalla loro parte uno staff di avvocati agguerritissimo. La battaglia si concentra sui contenuti dei cellulari che i ragazzi hanno consegnato. Da lì si deve risalire ai contenuti cancellati e su quelli si annuncia un tira e molla infinito tra avvocati e consulente della Procura.
La 20enne milanese ha raccontato che quella notte era ubriaca. Non in grado di potersi difendere. Non solo. Avrebbe provato a respingere i ragazzi. Per questo ai quattro è contestata l’aggravante dell’abuso di sostanze alcoliche. Un’accusa che deve essere necessariamente provata dagli inquirenti perché la giovane modella si è recata alla clinica Mangiagalli di Milano 10 giorni dopo il presunto stupro: «Impossibile capire dagli esami se quella sera fosse realmente ubriaca», spiega un inquirente.
L’accusa al figlio e la svolta a sinistra di Grillo
La vicenda ha avuto anche un risvolto politico immediato, almeno stando a quanti sostengono che Grillo i sia avvicinato al Pd proprio per tutelare la fedina penale di suo figlio Ciro. Lo ha detto chiaro e tondo Giovanni Favia, storico attivista M5s emiliano e primo dissidente epurato dal comico. “Quello che si dice in giro – io lo riporto con molto rispetto – è che il risvolto psicologico della situazione in cui è capitata la sua famiglia gli abbia fatto cercare una pace con la sinistra”, spiega Favia. “È chiaro che ti spaventi tantissimo come genitore quando hai un figlio accusato di stupro, in una vicenda così complessa, e questa situazione – secondo me – ha influito in maniera enorme sulla posizione di Grillo che ha sempre messo prima il suo ego, i suoi interessi personali, rispetto a quelli del Paese”.