L’ultima di Bonaccini: regalare ai migranti i beni confiscati ai boss
L’Emilia Romagna si sta muovendo per accogliere la nuova ondata migratoria della prossima primavera. Serviranno altri posti letto, aree di smistamento per le derrate alimentari, ambulatori socio sanitari, aule per i corsi di italiano e, soprattutto, risorse finanziarie fresche.
E sul primo punto all’ordine, ossia l’alloggio, l’idea del governatore dem uscente Stefano Bonaccini (sfiderà la leghista Lucia Borgonzoni il prossimo 26 gennaio) sembra più che chiara: utilizzare gli edifici sequestrati alle mafie per accogliere gli immigrati.
A oggi risultano 41 confische nella regione tra ville appartamenti e case indipendenti che potranno essere facilmente riadeguate a centri di accoglienza. Tant’è che sul territorio proprio negli ultimi due mesi è stato dato il via ai nuovi bandi per l’assegnazione dei servizi di ospitalità agli stranieri: 400 posti a Bologna, 830 a Forlì e Cesena, tra i 300 e i 400 sia a Modena che a Ravenna. Circa 2.000 persone in tutto al momento. E la strada per utilizzare i beni confiscati alla criminalità al fine di accogliere gli immigrati sarebbe favorita anche da un documento regionale: il Testo unico sulla legalità approvato addirittura nel 2016. «La regione Emilia Romagna non solo è pronta a mettere in moto il sistema ma ha già collaudato questa possibilità, tant’è che per il 2017 aveva stanziato 600mila euro per il recupero per usi sociali dei beni confiscati, come previsto dal Testo denuncia Matteo Rancan, consigliere regionale della Lega e capolista a Piacenza del Carroccio – L’articolo 19 del provvedimento consente infatti di cedere i beni immobili alle cooperative che si occupano di richiedenti asilo. Se penso ai salti mortali che fanno i sindaci per mettere da parte ogni singolo euro per le case popolari mentre la Regione appena ha nuovi alloggi li dà ai migranti, mi cascano le braccia». Altrettanto ai cittadini italiani che sono in graduatoria per ottenere una casa popolare.
Ma non sembra sufficiente. Perché l’idea di consegnare questi beni immobili agli immigrati era già una proposta dell’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti che aveva dato il via allo studio di nuove linee guida sugli sgomberi. Se tornasse in auge questa linea di pensiero, a partire dall’ancora rossa Emilia a tutto il resto della Penisola, per organizzare un campo profughi pressoché permanente, non ci vorrebbe nemmeno troppo impegno. Si contano circa 5mila edifici residenziali compresi quelli che risultano veri e propri conglomerati urbani posizionati nel Mezzogiorno. A Palermo, e quindi nemmeno troppo lontano dalle aree di sbarco ce ne sono addirittura 868 a disposizione del Viminale. Segue Napoli con 172, Reggio Calabria con 166 e Milano con 160. A Roma sono invece 101. Senza contare che sia nell’hinterland lombardo come nell’area metropolitana della capitale insistano comuni con almeno un bene confiscato. Se passasse la linea Bonaccini & C. cooperative e onlus impegnate nell’accoglienza incrementerebbero i già fiorenti affari d’oro.
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