Crocefisso negli uffici pubblici e nei porti dove sbarcano i migranti”: Salvini fa impazzire Boldrini e sinistra islamista
Crocefisso in tutti gli uffici pubblici, nelle scuole, negli ospedali e anche nei porti dove solitamente sbarcano i finti profughi islamici e i terroristi, per rimarcare le radici, la storia, la cultura e l’identità cristiana dell’Italia e dell’Occidente. E ancora una volta Boldrini e la sinistra islamista nemica del popolo italiano impazziscono.
Sarà per l’incidenza del solleone, sarà per l’accrescersi smisurato del tempo da dedicare alle polemiche da Web.
O solo effetto del superattivismo del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che notoriamente non può ammettere momenti di stasi. Ecco perciò risorgere, dalle correnti alternate che attraversano i social network, l’onda ciclica del dibattito sulla presenza del crocifisso nei luoghi pubblici, «quale elemento essenziale e costitutivo e perciò irrinunciabile del patrimonio storico e civico-culturale dell’Italia».
Così recita la proposta di legge n. 287 a firma della leghista Barbara Saltamartini (più altri), presentata il 26 marzo scorso, dunque appena insediata la legislatura, che ricalca fedelmente quelle negli ultimi anni sempre proposte dalla Lega Nord. La differenza, forse, sta nei luoghi di esposizione, perché la pdl estende il campo ben oltre i confini previsti dalle circolari e dai regi decreti degli anni Venti (1922, 1923, 1924 e 1928: mai abrogati, anzi in qualche modo «rinnovati» da pronunce del Consiglio di Stato del 1988 e del 2006). «È fatto obbligo di esporre in luogo elevato e ben visibile l’immagine del crocifisso… nelle aule delle scuole di ogni ordine e grado e delle università e accademie del sistema pubblico integrato d’istruzione, negli uffici delle pubbliche amministrazioni… negli uffici degli enti locali territoriali, nelle aule nelle quali sono convocati i consigli regionali, provinciali, comunali, circoscrizionali e delle comunità montane, nei seggi elettorali, negli stabilimenti di detenzione e pena, negli uffici giudiziari e nei reparti delle aziende sanitarie e ospedaliere, nelle stazioni e nelle autostazioni, nei porti e negli aeroporti, nelle sedi diplomatiche e consolari italiane e negli uffici pubblici italiani all’estero». Sintetizzato in una parola: ovunque.
Su twitter, la parola «crocifisso» ieri veniva data come trend topic e gli internauti hanno animosamente dibattuto l’iniziativa, che prevede multe da 500 a mille euro per chi «rimuove in odio» l’effige del Cristo in croce o, se pubblico ufficiale, rifiuta di esporla. In particolare, era dibattuta l’eventuale presenza del crocifisso nei porti, dove arrivano i migranti che Salvini è sempre così restio a far sbarcare e che di solito sono di altre confessioni religiose. Non c’entra, il crocifisso è «simbolo della civiltà e della cultura cristiana, nella sua radice storica, come valore universale, indipendentemente da una specifica confessione religiosa», si difendono i promotori. E cade così nel cinguettio (si direbbe più cicaleggio, vista la stagione) anche l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, che insorge: «Un governo che si rispetti dovrebbe innanzitutto dotare le scuole di insegnanti qualificati e adeguatamente retribuiti, di palestre agibili e, soprattutto, di edifici sicuri», scrive a (s)proposito. Come dicevano gli antichi, in questi casi: prender lucciole per lanterne o menar il can per l’aia?