Grillo tentato dal nome di Virginia: capo grillino al posto di Di Maio
Nel M5s dicono che Beppe Grillo non è mai stato così attivo come negli ultimi giorni. Forse durante lo Tsunami Tour del 2013, ma quella è un’altra storia.
La storia dell’oggi, invece, è fatta di tre senatori che sono andati via dal Movimento sbattendo la porta, in direzione Lega. Il Garante si è armato di santa pazienza e ha telefonato a Ugo Grassi, Stefano Lucidi e Francesco Urraro, ma invano. In compenso si sta dando da fare, sempre telefono alla mano, per contenere la fuga di altri 20-30 parlamentari pronti ad abbandonare la nave pentastellata. Al momento il tentativo sta andando a buon fine, perché Grillo vuole che la legislatura vada avanti, se possibile fino al 2023, almeno fino al 2021 quando si tornerà a votare per il Comune di Roma. Il piano ha bisogno di tempo per essere realizzato.
E no, l’attivismo di «Beppe» non è finalizzato alla difesa della leadership di Luigi Di Maio. I rapporti tra i due sono irrimediabilmente deteriorati. E non è un mistero. Le voci di oscuri complotti, invece, si stanno infittendo, nel M5s tendenza Di Maio, e ruotano tutti intorno a una figura che solo fino a un anno fa era considerata più un peso che una risorsa da tutto l’universo grillino. Stiamo parlando di Virginia Raggi, sindaco di Roma, colei che viene descritta come la nuova «pupilla» del fondatore. Il quadro è nebuloso. Ma in tanti, tra i Cinque Stelle, si stanno divertendo a mettere insieme i pezzi del puzzle. Primo tassello che si incastra: sia Grillo che la Raggi da mesi sono in rotta con il capo politico. Entrambi hanno individuato in Matteo Salvini il bersaglio contro cui scagliarsi. E Beppe, poco tempo fa, si è inventato un sito internet per puntellare il discusso sindaco della Capitale. Si chiama cosefatte.it, è un elenco, a dire il vero dai tratti piuttosto grotteschi, in cui vengono snocciolati con maniacale dedizione tutti gli obiettivi portati a termine dalla Giunta Raggi.
Non Roberto Fico, né Lorenzo Fioramonti, Nicola Morra o il premier Giuseppe Conte. Il vero ariete stellato contro il salvinismo è la Raggi. A tal punto che Grillo potrebbe essere tentato dal lanciarla come leader nazionale. Anche perché avrebbe il piglio comunicativo che manca agli altri aspiranti capi. Il video di Salvini che fa una diretta Facebook da solo davanti al Campidoglio è diventato virale, l’intervista al quotidiano spagnolo El Pais in cui il sindaco ha dato del ciarlatano al capo della Lega è stata molto apprezzata negli ambienti più anti – Carroccio del M5s.
Certo, il percorso verso la leadership è accidentato, disseminato di buche come le strade di Roma. La Raggi non è candidabile ad alcuna carica elettiva in virtù della regola del doppio mandato. Restano in piedi le ipotesi di deroghe, che aiuterebbero la maggior parte dei big del M5s. Ma nessuna regola impedisce a chi ha fatto due mandati nelle istituzioni di ricoprire ruoli di rilievo all’interno del partito. E nemmeno, teoricamente, di avere poltrone di governo. Un parlamentare del Movimento ci dice: «È difficile immaginare che la Raggi torni a fare l’avvocato». Chi sente Grillo nega la tentazione del fondatore, ma sottolinea: «Beppe ha apprezzato la determinazione con cui la Raggi ha affrontato tutti gli attacchi che le sono piovuti addosso in questi anni».