Latte, i pastori sardi sul piede di guerra: pronti a riprendere le proteste

Latte e pastori sardi. Un binomio di qualità che aspetta ancora risposte. E se le risposte non arrivano e il prezzo del latte resta quello dello scorso anno sono guai. I pastori sardi sono pronti a riprendere la protesta. Se non ci sarà una accelerazione della politica e della burocrazia. E se non arriveranno le risposte che il mondo agropastorale attende. Ci si avvia a una nuova campagna casearia, ma le pratiche degli industriali restano le stesse. Identiche al passato, accusano i portavoce dei pastori, Gianuario Falchi e Nenneddu Sanna. “Si offre agli allevatori un unico prezzo concordato facendo di fatto cartello. Un prezzo – sostengono – al di sotto dei costi di produzione. Ma anche di quello che si potrebbe in base alle condizioni di mercato. Di fatto i pastori sono nella stessa situazione dello scorso anno”.  Protesta prossima, perciò. Sanna e Falchi puntano il dito contro le lungaggini burocratiche: “Per il Decreto Emergenza si stanno ultimando le fasi istruttorie. Senza alcun vantaggio alla remunerazione del latte nella campagna precedente. Il tavolo dovrebbe esaminare l’andamento dei prezzi del 2019 e determinare il conguaglio. Gli industriali devono versarli in base agli accordi assunti in Prefettura. Tavolo che non viene convocato”. Per i pastori occorre una politica forte e presente. Che costringa ciascuno a prendersi le proprie responsabilità. Con ulteriori dilazioni, affermano i due portavoce, si andrà incontro a nuove proteste. Probabilmente ancora più esasperate rispetto a quelle dello scorso anno. “Neanche le denunce – che sono arrivate per i blocchi stradali e gli sversamenti forzati di latte da autocisterne – potranno avere effetti sulla rabbia dei pastori”, concludono.

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