Polizia, cosa c’è dietro il video che non vogliono farvi vedere
“La polemica del Garante mi sembra assurda”. Gli organizzatori del corso per la polizia penitenziaria finito nella bufera politica non si capacitano di come il fuoco sia divampato.
Doveva raccontare un’attività di rilievo, un addestramento per gli agenti. E invece il filmato “molto fisico” ha sollevato alcune perplessità. “Preoccupazioni” che avrebbero spinto il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, a chiedere spiegazioni al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
Tutto nasce con la pubblicazione online del video intitolato “Polizia, oltre il penitenziario” (guarda qui) in cui si vedono alcune scene salienti di un corso di formazione sul campo. Il Corriere parla di “un’immagine del Corpo poco dedita al rapporto con i detenuti e molto più simile a una sezione d’intervento per operazioni speciali”. E un po’ si scandalizza per le “armi in bella mostra”, per “l’allenamento fisico in stile marines” e il “tiro al bersaglio”. Nemmeno fossero una scolaresca. Il Garante, visto il filmato, si sarebbe preoccupato “per la visione che se ne ricava della funzione degli agenti di custodia e il tipo di approccio al loro lavoro”.
“La verità è un’altra” dice però al Giornale.it Vincenzo Vanni, della Omnia Secura Accademy che ha erogato il corso. Intanto non si tratta di uno spot generico, ma di un video che racconta una attività autorizzata dal provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Lombardia e che ha visto coinvolti alcuni ispettori (“gente non di primo pelo”) del carcere di Opera. Il tutto in maniera gratuita (“lo facciamo per aiutare le istituzioni”) e sotto la direzione del Commissario Coordinatore, Amerigo Fusco. Inoltre non c’è nulla di militaresco, anzi. Si tratta di un “corso di medicina tattica, cioè di soccorso sanitario dedicato alle forze di polizia”. Gli agenti hanno seguito lezioni teoriche e poi si sono addestrati nelle tecniche di estricazione di un ferito in un contesto di scontro a fuoco. “Si simula uno scenario in cui un operatore viene ferito da un proiettile o da un’arma bianca e gli agenti devono portarlo via. Il caso di sparatoria devono prima mettere in sicurezza lo scenario, dunque disarmare il ferito e portarlo via di peso in una zona dove possa essere soccorso”. Devono quindi saper controllare le emorragie massive ai quattro arti, gestire i kit dedicati e diversi presidi. Il video del corso della polizia penitenziariaPubblica sul tuo sito
Direte: ma perché un agente di penitenziaria dovrebbe capitare in uno scontro a fuoco? “Ricordo – spiega Vanni – che i poliziotti non operano solo all’interno delle carceri, ma trasportano i detenuti fino in tribunale”. E poi ci sono i servizi di ordine pubblico, il lavoro negli aeroporti. Insomma: sono esposti a pericoli e devono essere preparati. Senza contare che la pistola e gli scudi “sono i loro attrezzi di lavoro” e devono essere addestrati ad usarli. “È per questo che nel video appaiono scudi, manette e armi”, insiste Vanni. Inoltre il Sappe l’ha spiegato chiaramente: “centinaia e centinaia” di appartenenti al Corpo vengono ogni anno “aggrediti, feriti, sequestrati, contusi, insultati e offesi”. Non solo verbalmente, ma “anche con lanci di feci e urina”. Marco Baratto, direttore generale dell’Accademy, ad Opera ha lavorato per anni come infermiere. Sa cosa si prova a stare dall’altra parte delle sbarre. “Se ci lavori per otto ore al giorno, alla fine in galera ci stai anche tu”, racconta. I pericoli non mancano: “Una volta un detenuto sieropositivo, che si era pure strappato un occhio, iniziò a tagliarsi le braccia tutte le mattine, a raccogliere il sangue in un bicchiere e a lanciarlo contro l’agente di guardia”. Perché allora dovrebbe turbare un corso di formazione?
Lo stesso addestramento peraltro è stato svolto anche altri corpi delle forze armate italiane e da uno di polizia locale. “Le linee guida sono sempre le stesse e sono internazionali (TCCC) – spiega Vanni – poi ad ogni reparto viene sottoposta un’attività pratica sviluppata in base alle esigenze”. Eppure c’è chi in Italia si “preoccupa”. “Cosa c’è di scandaloso? – si chiede Vanni – In quel video si vedono solo agenti che fanno le flessioni e usano armi che portano in giro tutti i giorni. Non c’è nessuna attività alla Rambo”. Mentre l’Italia si scandalizza, gli altri Stati investono in sicurezza. “Il Belgio ha deciso di sottoporre l’addestramento di medicina tattica non solo ai corpi speciali, ma anche a tutta la polizia e ai servizi di ambulanza”. Il 118, capito? “Se lo facessimo nel Belpaese, scoppierebbe il pandemonio. Altrove, invece, è normale”.
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