Tassano pure i “gratta e vinci”. E spostano la legnata a luglio
Una nuova tassa per sostituirne solo parzialmente due altre. L’accordo politico del lunghissimo vertice di maggioranza d ieri ha sostanzialmente partorito l’introduzione della tassa sulla fortuna anche per i «gratta e vinci» in modo tale da rinviare a luglio la plastic tax depotenziata a 0,40 euro al chilo e la sugar tax sulle bevande analcoliche dolcificate (che potrebbe addirittura slittare a ottobre).
Insomma, i vari tira e molla tra renziani e grillini ha prodotto una soluzione identica a quella adottata con la Robin tax (l’aumento del 3% dell’Ires sui concessionari di sevizi pubblici) che ha consentito una riduzione delle tre micro-tasse che hanno portato l’esecutivo Conte sull’orlo della crisi. L’intervento allo studio prevede che dal primo gennaio 2020 i concessionari trattengano il 15% delle vincite eccedenti i 25 euro per le lotterie a distanza «Win for life», «Win for Life Gold» e «SiVinceTutto SuperEnalotto» nonché sulle lotterie istantanee, i cosiddetti «gratta e vinci». Nella versione iniziale della misura, contenuta in un emendamento M5s, il prelievo veniva quantificato nel 15% sulle vincite superiori a 500 euro a decorrere da maggio. Tale inasprimento dovrebbe compensare il minor gettito della plastic tax (scesa dal miliardo della versione iniziale a 300 milioni che diventano 150 con l’applicazione dimezzata), della sugar tax (200 milioni che potrebbero scendere a 100 o a 50 milioni) e del maggior prelievo Irpef sulle auto aziendali (rimodulata nel «minimaxiemendamento» da 347 a 16 milioni). Considerato che la Robin tax sui concessionari dovrebbe portare in cassa circa 670 milioni, la nuova imposizione sulla fortuna dovrebbe produrre un gettito di circa 250-300 milioni. Per il ministro dell’Economia Gualtieri si tratta di un ulteriore tassello in un puzzle difficile da ricomporre.
Le trattative politiche hanno fatto slittare anche i tempi di approvazione della manovra. La commissione Bilancio del Senato voterà gli emendamenti da lunedì 9 dicembre con l’obiettivo di chiudere entro mercoledì e di arrivare al via libera in Aula entro venerdì prossimo. I relatori presenteranno oggi un primo pacchetto di emendamenti mentre un secondo dovrebbe arrivare lunedì e dovrebbe includere «anche le istanze della Camera», in modo tale che il provvedimento sia approvato direttamente in seconda lettura a Montecitorio, ossia senza modifiche che farebbero proseguire la navetta.
Intanto, l’Aula della Camera ha approvato il decreto legge fiscale collegato al ddl Bilancio con 248 sì e 87 no (la fiducia chiesta dal governo aveva ricevuto l’ok giovedì sera con 310 voti favorevoli e 199 contrari). Il provvedimento, che scade il 25 dicembre, passerà ora all’esame del Senato. Varato a copertura della manovra di Bilancio (solamente dalle misure antievasione è atteso il recupero di circa un miliardo di euro), il decreto si è arricchito nel primo passaggio parlamentare di una serie di interventi che spaziano dal rilancio dei Pir alla cosiddetta rc auto familiare. Mentre è uscito dall’articolato il nuovo prestito da 400 milioni erogato per garantire la continuità aziendale di Alitalia in vista della cessione. La «ciambella di salvataggio», che tiene conto del nuovo scenario per la compagnia, è contenuta in un decreto ad hoc che dovrebbe essere inserito nella manovra.
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