Le lacrime della Merkel ad Auschwitz “Vergogna per i crimini commessi qui”
Berlino La vergogna per il passato e la responsabilità per il futuro. Sono questi i due principali temi toccati di Angela Merkel nella sua prima visita ad Auschwitz.
Vestita di nero, la cancelliera tedesca è giunta nell’ex lager nazista in Polonia ieri poco prima di mezzogiorno assieme al primo ministro polacco Mateusz Morawiecki: i due leader erano accompagnati da esponenti della comunità ebraica e da una piccola delegazione di anziani sopravvissuti allo sterminio La più grande fra le fabbriche della morte edificate dal regime hitleriano è stata fermata dall’arrivo delle truppe sovietiche il 27 gennaio del 1945, data in cui l’Europa celebra il giorno della memoria. Per la sua visita, Merkel ha invece scelto il primo decennale della Fondazione Auschwitz-Birkenau, nata allo scopo di tenere viva la memoria dell’orrore. Merkel ha preso la parola dopo che un anziano internato ha ricordato con le lacrime agli occhi la crudeltà dei guardiani del campo. «Alla domanda Quando ci farete uscire da qua? i nazisti rispondevano indicando le ciminiere da cui usciva il fumo nero dei corpi che bruciavano». Ad Auschwitz furono sterminate 1,5 milioni di persone.
«Sono piena di profonda vergogna di fronte ai crimini che sono stati commessi qui dalla Germania», ha esordito una cancelliera commossa. Ma la vergogna non basta, e Merkel ha sottolineato il dovere di ricordare i crimini perpetrati d Auschwitz «e chiamarli con il loro nome. Ricordare è una responsabilità che non ha mai fine e spetta alla Germania, ha dichiarato. Merkel ha quindi promesso 60 milioni di euro a favore della Fondazione Auschwitz-Birkenau perché continui nell’opera di conservazione del grande lager come monito per le generazioni future.
Il dovere di ricordare, ha poi aggiunto, non è fine a se stesso ma «fa parte della nostra identità nazionale, della comprensione che abbiamo di noi stessi come società libera, regolata dallo stato di diritto». Preoccupata per la crescita dell’antisemitismo e del razzismo in genere, Merkel ha osservato che «i valori fondamentali della democrazia sono sotto attacco». Quindi ha puntato il dito contro «un pericoloso revisionismo storico utilizzato come strumento di ostilità». Un riferimento non troppo velato alla Germania di oggi, dove anche gli esponenti più moderati della destra sovranista (AfD) hanno a più riprese sminuito ora l’entità ora la gravità dei crimini del nazismo.
Merkel è il terzo capo di governo tedesco a visitare Auschwitz: prima di lei lo avevano fatto Helmut Schmidt (nel 1977) e per due volte Helmut Kohl (1989 e 1995). La cancelleria è appena entrata nel 14° anno consecutivo della guida della Germania e il suo orizzonte politico appare ormai limitato. La fine naturale della legislatura è prevista nell’autunno del 2021 ma sulla stabilità del quarto governo Merkel sono in pochi a scommettere. Nelle ore in cui la leader cristiano-democratica visitava il lager nazista, a Berlino il congresso dei socialdemocratici ratificava l’elezione di Saskia Esken e Norbert Walter-Borjans a copresidenti della Spd. Esponenti di rango intermedio dell’intellighenzia progressista ed espressione dell’ala sinistra del partito, i due hanno battuto il più noto vicecancelliere federale e ministro delle Finanze Olaf Scholz. «Ero e resto scettica sul futuro di questa grande coalizione. Eppure cercheremo una possibilità realistica di continuare», ha detto rivolta al congresso la neoeletta Esken. L’assise della Spd si chiuderà domenica: fino ad allora i delegati discuteranno i punti del contratto di governo da rinegoziare per segnare una svolta a sinistra, un’opzione che il partito della cancelliera ha già scartato. E la große Koalition appare ogni giorno meno salda.
il giornale.it